Si è aperto questa mattina presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli il processo per il ferimento di Arturo, lo studente 17enne accoltellato e lasciato in fin di vita lo scorso 18 dicembre in Via Foria. Alla sbarra, rispondono di tentato omicidio, tre imputati: il 15enne Francesco P. C. (meglio conosciuto come Kekko ‘o nano a causa della bassa statura); Antonio R. (anch’egli di 15 anni); Genny P. (17 anni, detto ‘o biondo, altrimenti inteso tic-tac).
Il messaggio di Genny a Kekko su Facebook per invitarlo a resistere in carcere
Secondo l’accusa sono i componenti del gruppo che ha agito quel pomeriggio di dicembre. In aula non c’era Arturo, la vittima dell’aggressione, mentre a sua madre non è stato consentito di assistere all’udienza
La mamma di Arturo, la professoressa Maria Luisa Iavarone
Maria Luisa Iavarone, dunque, durante l’intero svolgimento, ha atteso all’esterno dell’aula. Il procedimento si tiene secondo il rito abbreviato. In sostanza, oggi, sono stati ascoltati tre dei quattro sospettati (farebbe parte del gruppo anche un 12enne, non imputabile) per i fatti di Via Foria. Ammissioni parziali circa la loro presenza sul luogo del delitto, sono state rese dai 15enni Kekko e Antonio. Mentre per quanto riguarda Genny ha respinto ogni addebito, affermando che lui quel giorno, a quell’ora, in quel posto, non c’era.
L’udienza si è chiusa intorno alle 13.40 ed è stata aggiornata al nove novembre prossimo
Stylo24 ha ascoltato Maria Luisa Iavarone, raccogliendo le sue considerazioni su una giornata che, per lei, si era annunciata alquanto difficile: «Ho praticamente passato diverse ore in piedi davanti alla porta dell’aula. Mi avessero avvertito prima, non mi sarei recata in tribunale. Ancora una volta devo rilevare che il metro di tutela utilizzato per i presunti responsabili non è lo stesso che si usa per le vittime o per i genitori delle vittime». Iavarone rilascia una dichiarazione anche sull’episodio del video-beffa che ha avuto come protagonista uno degli imputati, Kekko.
Un frame del video-beffa girato in comunità e che ha come protagonista il 15enne F. P. C.
Il video-beffa girato da un ragazzo sottoposto alla misura della messa alla prova
Quest’ultimo, mentre si trovava in comunità, dove continua ad essere «ospitato» dopo la scarcerazione, è stato immortalato in una clip che ha fatto il giro del web. A «produrre» il filmato per poi postarlo su Instagram, un compagno di stanza del 15enne. «Mi hanno detto che chi ha girato il video – ha dichiarato Iavarone – poteva utilizzare un telefono cellulare perché è un soggetto sottoposto alla misura della messa alla prova. Ciò che ritengo grave è il fatto che il cellulare sia entrato in una comunità e avrebbe potuto mettere in comunicazione con l’esterno i ragazzi ospitati nella struttura. Nel caso, anche uno degli imputati del processo per il ferimento di Arturo».