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Home Inchieste e storia della camorra

Flash mob, i soldati smentiscono i vigili (e anche l’assessore Clemente)

di Redazione
25 Ottobre 2019
in Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 5 minuti
Tina Rispoli e Tony Colombo, e Alessandra Clemente

Tina Rispoli e Tony Colombo, e Alessandra Clemente

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Nozze trash, l’inchiesta

di Giancarlo Tommasone

Tiene banco il caso delle nozze trash tra il cantante neomelodico Tony Colombo e Tina Rispoli (vedova del boss degli Scissionisti, Gaetano Marino), e dell’ormai famosissimo flash mob di Piazza del Plebiscito, quello del 25 marzo. L’ultima vicenda ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di nove persone (ipotesi di reato, a vario titolo, di abuso di ufficio e omissione di atti d’ufficio), tra esse anche il fratello del sindaco di Napoli, Claudio de Magistris, e proprio il cantautore di origine siciliana. Vanno sottolineati alcuni aspetti della vicenda, a partire dalla modalità per niente «canonica», adottata per il rilascio delle autorizzazioni per effettuare il flash mob. Tutto avviene grazie a delle e-mail che nei fatti si sostituiscono a permessi che devono essere avallati da dirigenti o funzionari comunali, e ciò fa emergere un concetto alquanto «elastico» rispetto alle concessioni, che hanno mostrato alcuni protagonisti di questa vicenda.

Leggi anche / Nozze trash, sotto la lente
finiscono anche le foto di Colombo col sindaco

Nel caso di Colombo la questione si risolve nel giro di un paio di giorni (tra il 13 e il 15 marzo) attraverso una triangolazione di corrispondenza elettronica che avviene tra in neomelodico, Sarah Terracciano, segretaria particolare del sindaco Luigi de Magistris (da sottolineare, non indagato), e  Mafalda Fasanella, membro della segreteria del primo cittadino e dell’Ufficio Cinema. Sia Terracciano che Fasanella sono state raggiunte da avviso di garanzia per la vicenda in oggetto. Assodata la singolare modalità con cui si è arrivati alla concessione della piazza più prestigiosa di Napoli (tra l’altro discutibile anche il metodo di valutazione della pratica), passiamo a un altro punto della vicenda, quello che riguarda i controlli. Per omissione di atti d’ufficio risultano indagati il comandante dei vigili urbani di Chiaia, Sabina Pagnano, il capitano Giovanni D’Ambrosio e tre vigili (di pattuglia la sera del flash mob). I tre caschi bianchi deputati al controllo sono Massimiliano D’Alfonso, Dario Gigliucci e Teresa Vecchione.

L’informativa dei carabinieri

Che cosa viene riportato nell’informativa dei carabinieri? I vigili fanno «mettere a verbale» che quella sera «non è stata notata alcuna impalcatura almeno fino alle 20.10». La circostanza, però, argomentano le forze dell’ordine nell’informativa, viene smentita dai militari dell’Esercito. In particolare da quanto dichiara il caporal maggiore Gabriele Gomitolo, che sentito come teste, relativamente alla vicenda, afferma che già alle 18.40 di quel 25 marzo, in Piazza Plebiscito, ha visto delle persone intente a montare un palco. Manda due militari a controllare di cosa si tratti. Questi ultimi fanno ritorno accompagnati da una donna, l’organizzatrice del matrimonio dei Colombo, spiega Gomitolo, che esibisce le mail scambiate tra il cantante e Palazzo San Giacomo. La circostanza dei controlli da parte dell’Esercito è stata riportata in esclusiva da Stylo24, con un articolo pubblicato il 29 marzo (un giorno dopo la celebrazione delle nozze trash).

La testimonianza (1) / Il videomaker di
Tony Colombo: avevamo tutte le autorizzazioni

La nostra testata intervistò Marco Cantone, uno dei videomaker ingaggiati (l’altro è Antonio Levita) per la realizzazione del videoclip «Ti amo amore mio». «Io ho solo curato la parte video – disse Cantone – I permessi per il flash mob li aveva il signor P. che si è occupato di allestire la scatola (che conteneva il palco, dove avrebbe preso posizione Tony Colombo insieme alla sua band). Personalmente ho mostrato della documentazione ad alcuni militari dell’Esercito, ma si trattava di autorizzazioni Enac per effettuare riprese aeree attraverso droni». Cantone dopo aver preparato la strumentazione, comincia a girare verso le 19.

La testimonianza (2) / Nozze trash, uno
degli organizzatori: per i vigili era tutto ok

Il 29 marzo (articolo pubblicato il 30 marzo), la nostra testata ha raccolto anche la testimonianza del signor P. (raggiunto in chat) a cui fa riferimento il videomaker. Che cosa ci dice, relativamente ai permessi? Che a rendersi conto della situazione sono venuti sia i militari dell’Esercito, sia i poliziotti, sia i vigili. Gli chiediamo: vigili? Vuole dire che sono venuti a controllare anche i vigili urbani, cioè gli agenti della polizia municipale? Lui risponde di sì. E come è stato l’esito dei controlli? Domandiamo ancora. «Era tutto a posto», dichiara il signor P. Secondo quanto racconta, dunque, i controlli si sono svolti mentre la «scatola regalo gigante» (quella che ha poi contenuto il palco dove si è esibito Colombo, ndr) era in fase di allestimento, quindi c’è da dedurre che i vigili urbani che hanno effettuato l’accesso, abbiano potuto rendersi pienamente conto che in Piazza del Plebiscito si stava approntando un concerto, perché c’erano un palco e degli strumenti.

I controlli
di militari dell’Esercito
e polizia municipale

Va sottolineato che riguardo alla versione dei fatti resa da Cantone e dalla persona che si è occupato di allestire la copertura in polistirolo del palco, entrambi si sono presi la responsabilità di quanto dichiarato. E va pure detto che da parte del Comune e della polizia municipale, rispetto a detta ricostruzione, non ci è mai arrivata smentita. Tornando, invece, a Claudio de Magistris, che ipotizzano i magistrati, avrebbe fatto da tramite tra il cantante neomelodico e il Comune, per la vicenda del 25 marzo, ha dichiarato di aver fornito informazioni circa l’iter da seguire per effettuare un flash mob, ma di non essere a conoscenza del fatto che l’evento si sarebbe svolto dalle 18.30 alle 23. Le mail tra il cantante, Terracciano e Fasanella (in cui è riportato l’orario dell’evento), dice de Magistris jr, lui non le ha lette. Sul suo profilo Facebook, poi, (lo scorso 23 ottobre) il fratello del sindaco (che lavora nel campo dello spettacolo come organizzatore di eventi), ha pubblicato una nota «amara» a conclusione di un post sulla prima de «Il ladro di giorni», a cui ha partecipato a Roma, domenica.

Il post su Facebook
di Claudio de Magistris

«Oggi invece, a Napoli, tutta un’altra storia e mi trovo catapultato in una nuova puntata grottesca di una fiction di infelice livello. Protagonista mio malgrado di una storia raccontata male e girata alla buona, ma con sfarzo da colossal. Purtroppo non dura solo 90 minuti e in certi casi qui la violenza non è finzione. E’ un ruolo che non mi piace, ma ho fiducia di non esserne più tra i protagonisti quanto prima», ha scritto Claudio de Magistris. Concludiamo con la posizione più che defilata che ha tenuto l’assessore Alessandra Clemente, sul caso in oggetto.

La responsabilità
politica
dell’assessore
Alessandra Clemente

Delegata alla Polizia municipale, è in effetti lei che ha la responsabilità politica, più del sindaco, rispetto ai controlli relativi al tanto discusso flash mob. Più che annunciare urbi et orbi, quando il caso era ormai scoppiato, multe per 30mila euro (ma in effetti sono state quantificate in 500 euro) nei confronti del cantante (non solo per l’evento di Piazza del Plebiscito, ma pure per le nozze trash del 28 marzo), lo ribadiamo, non si è assunta la responsabilità politica, per un evento, il cui svolgimento, dopo l’accesso dei vigili urbani, avrebbe potuto e dovuto essere fermato.

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