Il giornalista contro lo scrittore: «È sempre la stessa storia, quella dei morti che “campano” i vivi»
Perché Saviano va a Sanremo a parlare di Falcone e Borsellino? È quanto si chiede Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera, scrittore e autore. La risposta a questa domanda, secondo lui, è molto semplice, e la illustra in un video postato sul proprio canale YouTube: «È sempre la stessa storia, quella dei morti che “campano” i vivi. La storia che nessun applauso, nessuna folla, potrà mai coprire del tutto. Ciò che non può essere coperto da ruffiani di regime come te e Benigni». Il riferimento è proprio a Roberto Saviano, che sarà sul palco dell’Ariston a parlare di Falcone e Borsellino in occasione del trentennale della loro morte.
«Ricorrenze che servono per aumentare l’audience – continua Vulpio rivolgendosi direttamente all’autore di “Gomorra” – e non è importante il fatto che sei andato lì senza cachet. Il ritorno economico per te e i tuoi libri semi copiati sarà comunque grande. La cosa più brutta e volgare di tutto questo, è che come rapaci vi lanciate sui morti che servono alle vostre fortune. Ma tu non meritavi di essere lì, non puoi parlarci della loro “rivoluzione civile”: ci dirai sempre le stesse cose, trite e ritrite, che tutti vogliono sentirsi dire».
A cosa fa riferimento, nel particolare, Vulpio?
«Non andrai a parlare delle inchieste sulla Mafia dei Ros di Mario Mori – incalza – ma parlerai del maxiprocesso, come hanno già fatto tutti. Cosa aggiungerai al senso critico della gente? Perché – si chiede – la Rai non ha invitato Fiammetta Borsellino, oppure i parenti degli agenti di scorta morti a Capaci ed a via D’Amelio? Parlerai dell’inchiesta mafia e appalti che fu subito archiviata dalla Procura di Palermo? Tu sei quello di Gomorra, il “capolavoro” che ti è costato un risarcimento di seimila euro per aver copiato da cronisti che facevano il loro mestiere, come Simone Di Meo. Questo lo dirai? Dirai che la Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte di Appello di Napoli, in quanto bisogna determinare la somma del risarcimento, giudicata troppo esigua in rapporto al successo del libro? Le parti copiate, per un capolavoro, sono tante, troppe».
Vulpio fa inoltre riferimento al libro scritto da un sindacalista e operaio del porto di Napoli, Ciro Perna, «Roberto Saviano io non ti credo», che fa seguito al primo lavoro «Arromog» (Gomorra al contrario). Il tema è sempre lo stesso: «sbugiardare» Roberto Saviano. Lavori che Vulpio dimostra di apprezzare tanto: «Si trovano soltanto su internet, non arrivano nelle librerie. Qui c’è tutta la verità sui pericoli che non hai mai corso, che sono costati il trasferimento all’ex capo della squadra mobile, Vittorio Pisani, che si era permesso semplicemente di dire che non correvi alcun pericolo. È un libro pieno di contenuti su tutte le bugie, sul fenomeno costruito a tavolino, sul ruffiano di regime che andrà a prendersi gli applausi sulla pelle di Falcone e Borsellino».
«Fenomeno dell’Antimafia di professione»
«Eviterai di dire che Borsellino aveva simpatie di destra – prosegue – che si iniziò ad ammazzare Falcone quando venne chiamato dall’allora ministro della Giustizia, Martelli, e venne definito traditore solo per questo? Dirà che entrambi lavoravano all’inchiesta Mafia e appalti che probabilmente è costata loro la vita? Queste cose non possono essere dette da uno come te, fenomeno dell’Antimafia di professione, che non ci fa capire e cose, che ha intorbidito solo le acque, che serve solo a lavarsi la coscienza collettivamente in nome di Falcone e Borsellino. Per prendere quegli applausi e raccontare una storia che andrebbe raccontata diversamente, che è la storia dei morti che campano i vivi. Magistrati, politici, giornalisti, scrittori – conclude Vulpio – le cui carriere sono state gonfiate da questo modo di fare, il lanciarsi come avvolti su morti come Falcone e Borsellino».
g.a.