La mostra fotografica al Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi e Vergognosi
di Francesca Piccolo
Il Real Monte e Arciconfraternita di San Giuseppe dell’Opera di vestire i Nudi e Vergognosi, fondato a Napoli il 6 gennaio del 1740, prosegue con il suo calendario di eventi culturali donati alla città. Nel giorno del Solstizio d’Inverno in collaborazione con l’Associazione «Lo Scrigno di Napoli» ha ospitato l’evento «Sguardi dal Mediterraneo», mostra fotografica di Pietro Larpi. Una nutrita platea ha affollato la chiesa del ‘700 con gli sguardi costantemente rapiti dalle opere che troneggiano nel complesso monumentale.
Sulla volta si conservano gli affreschi eseguiti da Gaetano D’Agostino, che vedranno a breve la luce dopo ultimati i lavori di restauro, di pregio ancora non aperta alle visite vi è la cantoria sulla quale vi è un organo settecentesco in legno dorato, suonato da Giovanni Paisiello che fu nominato dall’arciconfraternita maestro ordinario di cappella nel 1801.
La scenografia ha fatto da padrona di casa, con le opere dell’altare maggiore, scolpito da Antonio Di Lucca, il San Giuseppe e la pia opera di vestire gli ignudi di Achille Jovane, a sinistra la splendida «Adorazione dei Pastori di Girolamo Starace-Franchis (noto ai più per aver realizzato degli affreschi nella Reggia di Caserta) e a destra la tela dedicata a «Santa Margherita da Cortona di ignoto artista del XVII secolo. L’Arciconfraternita San Giuseppe dei Nudi ha offerto il suo augurio di rinascita con un ricercato evento musicale, le note dell’Ensemble Chorafonia.
Un viaggio di suoni ed armonie con brani della tradizione medievale e rinascimentale dalla musica cristiana, musulmana ed ebraica antica tutte magistralmente eseguite in lingua originale dal soprano Roberta Andalò, accompagnata dai musicisti e maestri Gennaro Caruso (Liuto e Oud), Alessandra D’Eugenio (clarinetto e flauto) e Biagio Terracciano (spjnetta).
Il tema della contaminazione, dell’unione di elementi disomogenei che possono creare qualcosa che accomuni la «coscienza dell’umano sentire» la sola somma delle singole parti è stato il filo conduttore che ha accompagnato il pubblico alla mostra fotografica nell’attigua sagrestia che contiene arredi settecenteschi e tre dipinti, meritevoli di essere restaurati quanto prima: Il Transito di San Giuseppe di ignoto pittore sull’altarino e L’incontro dei Santi Pietro e Paolo e Il Martirio di San Gennaro alla Solfatara attribuiti a Niccolò De Simone.
Immagini di vita che «congiunge ognuno e ogni altro nella sua semplicità» rapite dall’obiettivo di Larpi, nel luogo di incontro per eccellenza: il Mar Mediterraneo. Il filo conduttore è ancora una volta il «viaggio» nei tesori del ventre pulsante della nostra cultura e della nostra città, quel moto perpetuo che ha animato, i pellegrini nel Medio Evo verso i Santuari della fede, i nobili, i Papi e cardinali nelle opere pie e nella conservazione e nell’accrescimento della vera conoscenza.




