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Videochiamate sospese in carcere, le donne boss in rivolta a Smcv: «Incendi e mobili distrutti»

di Luigi Nicolosi
2 Luglio 2020
in Notizie di Cronaca
Tempo di lettura: 3 minuti
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Nuova giornata infernale nel penitenziario delle rivolte, il sindacato di polizia penitenziaria Sappe insorge: «Il ministro decida da che parte stare»

di Luigi Nicolosi

Non c’è pace per le carceri campane e ancora una volta è nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere che si infiamma la protesta delle donne e degli uomini tra le sbarre. Spiega il segretario nazionale per la Campania del Sindacato Sappe, Emilio Fattorello: «Ieri e oggi ancora disordini e violenza da parte delle detenute e detenuti. Cominciano nella giornata di ieri tutte le detenute ad Alta Sicurezza del Reparto “Senna”, nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, circa 50. Il motivo della protesta è stata la sospensione delle videochiamate in tutte le sezioni sottoposte ai circuiti ad Alta Sicurezza, negli istituti della nazione. Oggi le donne del “Senna”, detenute per reati associativi, hanno continuato la protesta, in considerazione che non si è sviluppata la trattativa con i vertici dell’Istituto come erano state abituate in un recente passato. Oggi a dar manforte alle rivoltose, è stato il reparto “Tamigi” con circa 150 detenuti classificati Alta Sicurezza. La protesta messa in atto è particolarmente violenta, con rifiuto di rientro dai passeggi, incendi e distruzione di suppelletti. Il personale della polizia penitenziaria attende ordini e regole di ingaggio chiare da parte delle Autorità preposte alla gestione di tale evento critico,con liberatoria di eventuali responsabilità sull’applicazione dell’articolo 41 Op come invece verificatosi per i noti fatti che qui non siamo a ripetere. Il Sappe è stato, é e sarà al fianco dei colleghi in divisa e contro alle spettacolarizzazioni e comizi dei vari garanti che soffiano sul fuoco».

Il Sappe ricorda i numeri delle carceri e dell’esecuzione della pena in Italia: alla data del 31 maggio scorso, erano detenute nelle carceri del Paese 53.387 detenuti rispetto alla capienza regolamentare di poco meno di 50mila posti. Gli stranieri ristretti nelle nostre carceri sono 17.572 (il 32,91%). Ben 102.604 i soggetti seguiti dagli Uffici di esecuzione penale esterna, 1.348 i minorenni e giovani adulti presenti nei servizi residenziali e 13.279 quelli in carico ai servizi della Giustizia minorile.

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha gravi responsabilità: «Bonafede è sempre più distante dalla sua forza di polizia, la Penitenziaria. Non ha speso una parola per i colleghi di Santa Maria Capua Vetere, non ha speso una parola per stigmatizzare le continue violenze in danno dei poliziotti, non ha indicato una soluzione concreta per fermare questa spirale di violenza: anzi, sembra che le proposte per rivedere i circuiti e le norme dell’ordinamento penitenziario, a partire dalla vigilanza dinamica delle carceri che è alla base di tutta questa violenza inaccettabile, siano state abbandonate in qualche cassetto polveroso del ministero. Ma un guardasigilli non può occuparsi solo di anticorruzione o pensare di confrontarsi solamente con il garante dei detenuti sulle tematiche del carcere: Bonafede sta con Caino o con Abele?», si domanda.

Per il Sappe «il personale di polizia penitenziaria è stanco di subire umiliazioni ogni giorno a causa di un’amministrazione matrigna che non tiene affatto al benessere del personale», conclude Capece. «Siamo stufi di questa situazione assurda che vede il paradosso di agenti aggrediti, i poliziotti denunciati e i detenuti coccolati. Noi confidiamo, lo abbiamo sempre fatto, nella magistratura, ma è inaccettabile che passi il concetto che le carceri italiane siano luoghi oscuri dove accade di tutto e di più».

Tags: carcererivoltasanta maria capua veteresappe
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