di aemme
“Da anni ritengo che sia in atto una strategia per portare al fallimento la prima infrastruttura sul mare del Paese, pianificata dal Gruppo Grimaldi con l’appoggio politico della Lega e finanziato prima del signor Antonello Di Meo ed oggi del fondo J Invest”.
La cessione credito avvenga con trasparenza
Lo afferma Vincenzo Onorato in un comunicato stampa in cui si fa riferimento alla vicenda Tirrenia. “Nel silenzio assordante che da oltre un anno caratterizza l’operato del il Mise e le vaghe e pretestuose missive dei commissari apprendo che i commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria si appresterebbero a cercare di vendere il credito vantato nei nostri confronti di un non ben specificato ‘fondo’”, afferma Onorato, che osserva: “Il consistente rischio è che dietro questo ‘fondo’ si celi il nostro concorrente Grimaldi e che comunque lo stesso voti sfavorevolmente il piano attestato in Tribunale e già peraltro accettato da banche e bondholders facendo così fallire la compagnia, liberando così rotte e personale, un aggravio per un eventuale acquirente”. “Chiedo che l’eventuale cessione del credito – afferma l’armatore – avvenga con trasparenza su cifra, tempo e modi e che, come da me già proposto in passato, l’acquirente si obblighi al piano già accettato da banche e bondholders, obbligo che tra l’altro, e non è poco, valorizzerebbe, in caso di cessione, il credito a vantaggio dello Stato e dei creditori”.
Onorato, c’è una strategia per farci fallire
“Si è già visto che Grimaldi, dopo l’assegnazione della rotta in convenzione Napoli-Cagliari, ha disatteso la clausola sociale, prevista nel bando, e non ha assunto i circa 80 lavoratori Tirrenia nel silenzio assordante del Governo e delle Istituzioni”, afferma Onorato. “Basta leggere i quotidiani nazionali per constatare quanto i Grimaldi e Matteo Salvini siano legati. Senza questa premessa non si spigherebbe perché un creditore senza garanzie a cui vengono offerti 144 milioni di euro e un’ipoteca su 4 navi, con un pagamento all’omologa di 23 milioni di euro, più di quanto probabilmente prenderebbero tra anni alla liquidazione e che ridurrebbe il debito a 121 milioni di euro, con assenso di banche e bondholders, a cui va il mio personale ringraziamento, si ostinino a voler far fallire la compagnia che è sana, conta 6.000 lavoratori italiani del Sud e che oggi, in bassa stagione, ha in cassa consistente liquidità“, conclude.