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Home Notizie di Cronaca

Il prestanome e il pentito, così è partita l’inchiesta su Via Marina

di Redazione
22 Febbraio 2019
in Notizie di Cronaca
Tempo di lettura: 4 minuti
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Fra le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta della Guardia di Finanza di Napoli e della procura della Repubblica su una presunta frode architettata per intascare fondi comunitari e nazionali, figura anche un prestanome – a cui oggi non e’ stato notificato alcun provvedimento restrittivo – che percepiva qualche centinaio di euro per fare il prestanome di una societa’ che invece fatturava anche un milione di euro all’anno. Quando e’ stato rintracciato e contattato dai finanzieri e’ emerso che aveva l’uomo “venduto” le sue generalita’ per un centinaio di euro e che di come si amministrava una societa’ non ne sapeva proprio nulla. In realta’ sbarcava il lunario facendo l’ambulante, vendendo calzini e altri gadget per qualche euro in strada. Alla fine i militari, impietositi, gli hanno offerto la colazione e un pacchetto di sigarette.

L’esistenza di una regia occulta

“Una sistematicita’ nelle illecite fatturazioni false e nell’evasione costante delle imposte, attraverso un sistema collaudato, quello di far figurare nelle fatture operazioni mai avvenute. Non solo. Il quadro indiziario emerso rivela che i fatti sono gravi e allarmanti, specie per i ruoli ricoperti, ossia della fitta rete di commistioni illecite e il sopravvento che ha l’utile privato personale sull’interesse dell’ente pubblico, ovvero il comune di Napoli“. Lo scrive il gip di Napoli, Anna Laura Alfano, che ha emesso l’ordinanza per sette persone accusate di essere al centro di una maxi frode fiscale a Napoli. Inoltre, il gip suppone che l’inchiesta sia tutt’altro che chiusa. “Esiste una regia occulta non riferibile solo ai Ferrara e a Ianniello – scrive nel provvedimento – ma sembra che la vicenda si collochi in un contesto piu’ ampio sul quale il pm conduce ancora indagini. In particolare sulla regolarita’ e correttezza degli appalti, della sua esecuzione, al controllo delle forniture e sulle movimentazioni bancarie che hanno consentito di evidenziare una serie di operazioni finanziarie con societa’ estere, alcuni recanti come causale: acconto e/o saldo fattura”.

 

L’audio della frode

Il 24 febbraio 2017 a Napoli, in piazza Garibaldi, presso uffici del consorzio Asse costiero una microcamera riprende tutta la scena. E’ il fulcro dell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari sette persone, accusate di aver frodato la comunita’ europa e il comune di Napoli, emettendo false fatture e chiedendone il rimborso. “Allora veniamo a noi, noi dovevamo chiudere questa qui di centoventuno per un totale di centoquarantotto, l’altra volta noi facemmo quarantaquattro e qualcosa. Io adesso vi devo dare settantacinque”, dice Anchiello Prospero, uno degli arrestati e titolare della Excange, societa’ che emetteva fatture di comodo. Di fronte a lui c’e’ Umberto Iannello: “Voi mi avete portato i settantacinquemila?”. Prospero: “Vediamo, cosi’ abbiamo chiuso e poi le prossime possiamo girare i famosi venti che sono a compensazione”. Prospero in quella occasione elargiva 75 mila euro in mazzette da 5 mila ognuno. Poi una volta che Prospero si allontanava Umberto Ianniello divideva la somma in parti uguali in mazzetta da 5 mila euro e poi in quote dispari e dividevano anche le monete per un totale di 18.965 euro. Prospero, poi, una volta consegnata la fattura unitamente alla somma di denaro chiedeva il pagamento a mezzo bonifico bancario della fattura per un importo di 90 mila euro.

Le testimonianze di Alfonso Mazzarella

L’inchiesta sulle false fatturazioni che ha portato questa mattina a sette arresti a Napoli parte dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia della camorra. La Dda di Napoli raccoglie le testimonianze di Alfonso Mazzarella, cugino di Franco, personaggio di spicco della zona del Mercato. Racconta degli interessi del clan nella zona del centro citta’, ma soprattutto del porto, delle tangenti che pagano gli operatori, gli imprenditori e anche di una fitta trama di prestanome del clan che fanno interessi della camorra. Una indagine che a un certo punto si scinde in due, perche’ intercettando un imprenditore si scoprono strani giri di denaro in contanti al consorzio Asse costiero, dove confluiscono numerose imprese operanti nel campo dell’edilizia e dell’impiantistica, in gran parte gestite da Pasquale Ferrara e dal fratello Mariano, entrambi finiti ai domiciliari. Ed e’ cosi’ che la Guardia di Finanza mette a segno un importante colpo piazzando una microcamera negli uffici di piazza Garibaldi.

Il 24 febbraio c’e’ una intercettazione video ambientale che dimostra come gli indagati abbiano la possibilita’ di gestire considerevoli somme di denaro in contanti, consegnate, insieme a fatture inesistente da Achille Prospero. I soldi divisi tra i fratelli Umberto e Vincenzo Iannello e Pasquale e Mariano Ferrara, referenti delle societa’ capogruppo del consorzio che beneficiano degli illeciti profitti. Tra loro c’e’ anche Gaetano Milano, che si e’ occupato in passato di commercio di animali, e ha anche riportato condanne per maltrattamenti, e senza alcuna competenza specifica, rileva una azienda inattiva, piegandola al perseguimento di illeciti fiscali. Prospero e’ gestore di fatto della ‘Exchange’ e provvede a far rientrare il denaro in contati riguardo alle fatture false pagate dal consorzio in favore dei fratelli Ferrara e Ianniello, che utilizzeranno le stesse per conseguire profitti illeciti costituti dal rimborso di costi mai sostenuti dalle societa’ consorziate a essere riferibili. Tutto questo con prestanome stipendiati per rivestire la sola carica formale di rappresentate del consorzio come addirittura un senza tetto, disposto per poche centinaia di euro a mettere firme.

 

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