di Giancarlo Tommasone
Domani sarà il grande giorno, quello che vedrà l’arrivo a Napoli di Yanis Varoufakis per sancire ufficialmente l’accordo con deMa per le prossime elezioni europee. L’appuntamento è a Palazzo Venezia, in Via Benedetto Croce alle 18. Varoufakis, cofondatore del movimento europeo DiEM25, sarà con Luigi de Magistris, presidente del movimento deMa, Benoit Hamon, e rappresentanti delle forze progressiste provenienti da Germania, Polonia, Danimarca, Grecia e Portogallo.

Nel progetto che ha come obiettivo una lista transnazionale deMa quasi sicuramente imbarcherà anche Insurgencia. Non dimentichiamo che gli attivisti del centro sociale vantano ottimi rapporti con Varoufakis. Stessa cosa dicasi per Partenope Ribelle, gruppo nato come costola del laboratorio Insurgencia. A questo punto viene da porsi una domanda. Chi finanzia la rivoluzione arancione? Per le prossime Europee ci sarà bisogno di un badget considerevole per portare avanti la campagna. Chi si farà carico di tale ‘investimento’?

C’è da fare un piccolo passo indietro per capire lo stato delle casse di deMa. Sull’edizione de Il Mattino del 7 febbraio 2017 si rendiconta proprio di questo. Riportiamo testuale l’incipit del pezzo: «DemA diventa movimento politico, ma con i conti in rosso. Si sta per chiudere il bilancio annuale dell’associazione del sindaco Luigi de Magistris, che la scorsa settimana è entrata a far parte del novero dei movimenti politici. Ammonta a circa 20mila euro – euro più, euro meno – il buco accumulato da DemA, dovuto in parte alla fase pre-campagna elettorale (dunque non quella rendicontata regolarmente alla Corte d’Appello), in parte ai manifesti promozionali del neomovimento che dalla scorsa settimana campeggiano in alcuni comuni della provincia di Napoli».

Questa la situazione dello scorso anno per deMa. Certo, per far fronte a una campagna elettorale come si deve c’è bisogno di cifre sostanziose. Chissà come si intenderà affrontare il discorso del finanziamento. Giusto per parlare di prezzi, Viola Carofalo leader politico di Potere al Popolo, aveva dichiarato a Stylo24 che per affrontare i costi della campagna per le Politiche del 4 marzo, Pap aveva organizzato collette, cene sociali e aveva chiesto sottoscrizioni dal sito on line a eventuali sostenitori. Singolare è quanto racconta Carofalo circa il costo per ‘affiggere’ un manifesto elettorale (uno solo per una sola settimana) nelle stazioni della metropolitana di Napoli: ben 38mila euro.

Cosa che ha fatto desistere Potere al Popolo dall’idea. Per deMa e Insurgencia non si tratterà più di collocare manifesti in qualche comune della provincia napoletana, ma di coprire una fetta più ampia di territorio, quello della circoscrizione in cui si presenteranno. A questo punto ci chiediamo: organizzeranno anche loro collette, sottoscrizioni e cene sociali? O si affideranno a dei finanziatori? E nel caso, dove andranno a cercarli?