di Giancarlo Tommasone
Fragilità, mancanza di un progetto a lungo termine. Programmazioni stoppate ancor prima della partenza, ingerenza da parte della politica nelle scelte di gestione. Scelte in un ambito come quello della sanità che nella maggior parte dei casi sono di natura estremamente tecnica. E deputate alla professionalità di chi dovrebbe prenderle. Si riduce spesso a quanto elencato poc’anzi lo stato in cui versa l’Asl Napoli 1 Centro, dove in sette anni abbiamo assistito ad otto cambi al vertice.

Partiamo con la triade dei commissari: Achille Coppola (fino al febbraio 2011), Mario Vasco (marzo-agosto 2011), l’ex generale Maurizio Scoppa (settembre 2011-agosto 2012). A quest’ultimo succede Ernesto Esposito che ricopre il ruolo di direttore generale fino a settembre del 2015, ben tre anni, un record. Il lasso di tempo però non basta alla macchina organizzativa nemmeno per compiere il rodaggio.
Il mese dopo un altro commissario, Renato Pizzuti che resta in carica fino al luglio del 2016. Elia Abbondante si insedia qualche giorno dopo come direttore generale. Lo stop, nel suo caso, arriva dalla Procura. A marzo del 2017 finisce ai domiciliari per un presunto giro illecito nell’acquisto di apparecchiature destinate al ‘Pascale’.
Circa un mese dopo Abbondante viene scarcerato. Alla guida dell’Asl si insedia Pasquale Di Girolamo Faraone in qualità di direttore generale facente funzioni, resterà in carica fino a giugno scorso quando ‘cede’ il posto a Mario Forlenza, l’attuale dg.
A parte la parentesi di Ernesto Esposito dedicata in gran parte alla vicenda dei doppi pagamenti e alla produzione di atti per la Corte dei Conti, non vi è stato alcun organo di vertice che sia rimasto in carica il tempo minimo per garantire una programmazione dei servizi. A ben guardare, infatti, l’ultimo atto aziendale approvato dalla Regione è del 2004, parzialmente aggiornato nel 2007. Non si è riusciti mai a riproporlo. A fine giugno Forlenza ha revocato l’atto adottato dal direttore generale facente funzioni Di Girolamo.

Le gravi carenze determinatesi in seguito a quanto sopra descritto e dal blocco del turn-over nei 7 presidi ospedalieri hanno portato all’esigua se non nulla presenza di primari con contratto in branche di evidente importanza. Undici in tutto: Anestesia (1); Gastroenterologia (1); Chirurgia Generale (2); Ortopedia (2); Otorino (1); Cardiologia (2); Radiologia (2). Nessun direttore di struttura complessa invece per Medicina Generale, Chirurgia Vascolare e Pediatria. Senza contare le aree centrali aziendali senza direttore: Ufficio tecnico, Farmaceutica, Radiologia e Laboratoristica.