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Home Inchieste e storia della camorra

Usura, spremuti come limoni e insultati: quelli sono cani

di Redazione
21 Novembre 2019
in Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 3 minuti
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Nella rete del clan finivano soprattutto autotrasportatori che operavano al porto

Nella rete dell’usura, tesa dal clan Montescuro, cadevano imprenditori in difficoltà, ma più spesso semplici autotrasportatori. Era facile per la cosca, la maggior parte delle vittime operavano presso il porto di Napoli, quindi nel «territorio di competenza» di Carmine ’o Menuzzo (così era meglio conosciuto nell’ambiente, l’ottantacinquenne alla guida del gruppo di Sant’Erasmo). Ruolo di primo piano nella riscossione dei crediti, aveva il braccio destro del boss, Nino Argano, che viene intercettato in varie occasioni, mentre parla con le persone dalle quali deve riscuotere.

Leggi anche / Estorsioni al porto, il pentito
Giuseppe Sarno: Montescuro finto paciere

Nell’ordinanza «Piccola Svizzera» non si fa riferimento a un tasso usurario fisso adottato dal clan, ciò fa pure presumere agli inquirenti che il discorso degli interessi venisse affrontato di volta in volta, in base soprattutto alla somma «data a strozzo».

L’inchiesta «Piccola Svizzera»,
le mani della camorra sulla città

«Si tratta di attività di usura per lo più in danno di autotrasportatori – annota il gip Alessandra Ferrigno – per le quali Argano era incaricato della riscossione dei relativi ratei. Ancorché allo stato delle risultanze non siano stati espletati gli accertamenti usualmente tipici per queste fattispecie – escussioni testimoniali, acquisizione di documentazione , accertamenti contabili – le intercettazioni rivelano la spregiudicatezza degli indagati nel ricorso a quei metodi intimidatori funzionali a creare e mantenere una sudditanza psicologica delle vittime, in relazione a prestazioni di sicura natura economica – per il riferimento a mesate, settimane ed interessi – approfittando dello stato di bisogno delle vittime, peraltro, assolutamente consapevoli della provenienza camorristica di quelle pretese». 

L’episodio / Quando il boss distrusse
le vetrate dello studio di un notaio

Argano, in particolare, aggiungono gli inquirenti, aveva la mansione di incalzare i «debitori» a pagare con regolarità le rate mensili del prestito. Un autotrasportatore è in ritardo con i pagamenti e Argano non si risparmia in «solleciti». La vittima, da quanto si evince dalle conversazioni, deve restituire una cifra che si attesta sui 30mila euro, naturalmente «gonfiati» dagli interessi su una serie di cambiali da scontare. Era questo il metodo maggiormente adottato dagli usurai.

Il metodo
delle cambiali
da «scontare»

Il trasportatore in difficoltà, a un certo punto dice ad Argano, che per far fronte ai pagamenti, si vedrà costretto a chiedere un prestito al proprio padre. «Cerca di risolvere entro sabato… perché pure io ho il problema (evidentemente con il suo referente)», afferma Argano. Che poi, a mo’ di minaccia, nemmeno tanto velata, fa intendere alla vittima che bisogna mettersi in pari al più presto, altrimenti si può incorrere nelle reazioni della cosca. «Perché “questi” non sono come noi. “Questi” non sono come noi. “Questi qua” con la gente sono “cani”, allora non la voglio la mortificazione, capito?». I «cani» di cui parla Argano, in effetti, sono i suoi sodali.

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