Strategia stragista, le dichiarazioni del pentito Nucera sul progetto separatista e sui rapporti tra ex Jugoslavia e super-cupola
di Giancarlo Tommasone
Perfino il criminale di guerra Zeljiko Raznatovic, meglio conosciuto come comandante Arkan (ucciso a Belgrado in un misterioso agguato, il 15 gennaio 2000), sovvenzionò il progetto separatista, ordito da ambienti massonici deviati in accordo con le tre principali mafie italiane, Cosa nostra, ’Ndrangheta e camorra. Lo ha svelato il collaboratore di giustizia Pasquale Nucera, ex esponente di rilievo della cosca calabrese Iamonte. I verbali di Nucera sono agli atti del processo imbastito contro la ’Ndrangheta stragista (conclusosi alla fine di luglio scorso con la condanna all’ergastolo dei boss Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone).
Dal racconto del pentito emerge la figura di Giovanni Di Stefano, un colletto bianco «amico dell’ex presidente Milosevic». «Di Stefano partecipò a una riunione che si svolse nel Santuario di Polsi tra l’agosto e il settembre del 1991. Nel corso della riunione si parlò di un progetto politico da me esposto. Il colletto bianco che aveva una parlata italiana con accento inglese o americano, si chiama Giovanni Di Stefano. E’ un italiano, amico di Milosevic, leader militare della Serbia. E’ un personaggio molto importante che gestisce il traffico di scorie radioattive e la fornitura di armi militari a paesi sottoposti ad embargo, principalmente la Libia. Di Stefano disse che bisognava appoggiare il nuovo ‘Partito degli uomini’ che doveva sostituire la Dc in quanto questo ultimo partito non garantiva gli appoggi e le protezioni del passato».
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Ulteriore conferma alle dichiarazioni di Nucera, sono state acquisite dalla Dda palermitana, attraverso le dichiarazioni di Rade Cukic, già ufficiale dei Servizi di sicurezza della ex Jugoslavia e divenuto collaboratore di giustizia a seguito del suo coinvolgimento in un’indagine per traffico d’armi e stupefacenti, effettuata dalla Procura di Napoli. Cukic, sentito dal pm di Palermo il 19 maggio del 1999, ha dichiarato di avere conosciuto Di Stefano, e lo ha indicato come «stretto collaboratore» di Arkan, e di essere a conoscenza «dei rapporti illeciti del Di Stefano e di Arkan con la criminalità organizzata internazionale e italiana, specialmente nel settore dei traffici di armi e di droga».
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In particolare, Cukic ha dichiarato di avere appreso, intorno al 1994, da un uomo di fiducia di Arkan, che quest’ultimo aveva fatto avere alle organizzazioni criminali italiane, tramite la mafia siciliana, in quel periodo, un cospicuo quantitativo di armi pesanti (in particolare, lanciamissili terra-aria portatili, che dovevano servire per abbattere elicotteri, kalashnikov ed altro). Cukic ha aggiunto ancora, di aver saputo che Arkan aveva finanziato un movimento politico italiano meridionalista, dalla forte componente separatista, con somme ingenti di denaro (circa, un milione di dollari).