Resta agli arresti domiciliari il capo dell’Ispettorato regionale del Lavoro di Napoli, Renato Pingue, arrestato sabato scorso dai carabinieri del nucleo Investigativo di Avellino. Pingue, alla direzione provinciale di Avellino tra il 2015 e il 2016, e’ stato interrogato per circa tre ore dal gip di Avellino e ha respinto ogni addebito, sostenendo di non aver favorito le imprese che secondo gli inquirenti avrebbero ottenuto dai propri dipendenti transazioni favorevoli sulla chiusura dei rapporti di lavoro, proprio grazie a controlli piu’ morbidi da parte del dirigente pubblico. Per questo il capo dell’Ispettorato avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio ingegnere presso la “Capaldo spa” di Gerardo Capaldo, imprenditore 77enne di Atripalda.
Per quest’ultimo la procura di Avellino ha disposto il sequestro di una trentina di conti correnti per circa due milioni di euro, essendo indagato per aver imposto condizioni capestro ai propri dipendenti sia nella risoluzione dei rapporti di lavoro, sia nella contrattazione delle spettanze e delle mansioni minacciando il licenziamento.

Pingue nel corso dell’interrogatorio ha difeso il proprio operato sostenendo di aver sanzionato i comportamenti irregolari della Capaldo Spa. Dal canto suo l’imprenditore, attivo in tutta Italia per la fornitura di servizi e manodopera, con un passato nella vecchia DC demitiana e suocero del senatore M5s Ugo Grassi, attraverso il suo legale, l’avvocato Luigi Petrillo ha fatto sapere che dimostrera’ l’infondatezza di ogni accusa mossa dalla procura irpina.