Nunzia Alleruzzo sarebbe stata uccisa dal fratello Alessandro dopo la scoperta di una serie di tradimenti con membri dello stesso clan e di quello rivale.
Alessandro Alleruzzo, figlio di Giuseppe, deceduto boss dello storico clan mafioso di Paternò, nel Catanese legato a Cosa nostra, avrebbe ucciso la sorella, accusata di tradire il marito con esponenti della sua cosca e di una rivale. E’ l’accusa contestata al 47enne, destinatario di un ordine di custodia cautelare per l’omicidio della sorella, Nunzia. Decisive, per la riapertura e, forse, al soluzione del cold case, le dichiarazioni di tre pentiti: Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina.
Il 30 maggio 1995 Nunzia Alleruzzo avrebbe fatto perdere le tracce. Lo stesso giorno, il figlio di 5 anni disse di averla vista uscire di casa con suo zio Alessandro. La donna sarebbe stata assassinata dal fratello Alessandro perché, come riferito dai collaboratori di giustizia, “aveva avuto numerose relazioni sentimentali con componenti del clan, abbandonando il marito”. Caliò ha detto anche di “avere appreso direttamente da Alessandro Alleruzzo” che era stato lui ad “avere ucciso la sorella, sporcandosi di sangue e terra per averla dovuta trascinare, per riscattare l’onore della famiglia”.
Nell’ambito di guerre di mafia, Giuseppe Alleruzzo ha perso la moglie e il figlio. Lutti che lo hanno portato alla decisione di collaborare con la giustizia. Il 25 marzo del 1998, militari del Nucleo operativo della compagnia di Paternò, dopo due telefonate anonime, trovarono in un pozzo dei resti di una donna, compreso un teschio con due fori, causati da colpi di arma da fuoco. Erano quelli di Nunzia Alleruzzo. Dal carcere, Santo Alleruzzo, detto “vipera”, reggente della cosca legata alla famiglia Santapaola di Catania, avrebbe intimato a suo cugino Alessandro di “fare ritrovare il corpo della sorella per darle sepoltura”.
Il collaboratore Farina ha aggiunto che “tra gli amanti di Nunzia Alleruzzo c’era anche Giovanni Messina, componente del gruppo che aveva ucciso la madre della donna e che pensava di uccidere suo fratello Alessandro”.
A carico di Alessandro Alleruzzo anche le intercettazioni disposte, alla riapertura dell’inchiesta, all’inizio di quest’anno, dalla Dda di Catania nella cella del carcere di Asti dove erano detenuti Messina e Salvatore Assinnata, che commentando articoli di stampa che riportavano la notizia delle indagini dei carabinieri affermavano: “… Alessandro è il mandante…eh…ammazzau…” (“Alessando è il mandante, l’ha uccisa”).