I particolari dell’inchiesta Condor
Le donne, impiegate soprattutto come «telefoniste» ma anche come «operative», ricoprono ruoli di primo piano all’interno dell’organizzazione di Piazza Santa Maria della Fede. Si tratta del gruppo di truffatori di anziani che fanno capo al clan Contini e che «lavorano» sull’intero territorio nazionale. Fondamentale nell’inchiesta Condor (83 indagati in tutto) sono le numerose intercettazioni (sia in ambientale che telefoniche) effettuate dalle forze dell’ordine. Vari gli escamotage attuati dai componenti della banda per sfuggire ai controlli delle divise. Tra questi anche quello che utilizza Anna Amendola (classe 1985). La 34enne, infatti, si evince da una conversazione che effettua al cellulare, sarebbe solita nascondere gli oggetti preziosi razziati, all’interno di confezioni di bagnoschiuma. L’otto aprile del 2016 viene intercettata la chiamata che intercorre tra Amendola e il telefonista EmanuelePassariello. Amendola, argomentano gli inquirenti sulla base dei riscontri investigativi, mette a segno le truffe insieme all’altro operativo, Alan Diglio. La coppia, emergerà poi dal controllo delle celle agganciate dal sim del cellulare, l’otto aprile di 3 anni fa si trova a Chiavari (in provincia di Genova).
Fondamentali
le intercettazioni effettuate
dalle forze dell’ordine
Tornando alla conversazione tra Amendola e Passariello, «emergeva la descrizione di ciò che ragionevolmente era il provento di una truffa commessa a Genova, ovvero una collana di perle, che la donna confidava a Passariello, di avere nascosto in una bottiglia di bagnoschiuma», è riportato nell’ordinanza a firma del gip Francesco de Falco Giannone. Che cosa temeva la 34enne? Che nel corso di un eventuale controllo, le forze dell’ordine avrebbero potuto trovare il maltolto. Quindi, Amendola, spiega a Passariello, che la collana era nel flacone di bagnoschiuma, e gli chiede di disfarsene per non correre rischi. A questo punto, però, il telefonista consiglia ad Amendola di fermarsi un attimo, con l’auto, recuperare la collana e di mettersela al collo. La donna non è convinta e inoltre, non crede che la collana sia di valore. «Perché, le perle hanno mercato?», chiede.
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riciclato nelle 2 gioiellerie del clan Contini
Il telefonista, ribatte che, «certo, le perle hanno valore» e si fa passare Diglio. A questo ultimo «ordina» di portare la collana alla base, usando la frase: «Porta a casa Lessie». «Fa come ti ho detto io… e non ti preoccupare», dice Emanuele ad Alan. E tornando sul valore delle perle, ribadisce: «Io presi una ‘nera’ (per gli inquirenti si riferisce a un tipo di perla) e presi (guadagnai rivendendola) 1.300 euro. Tu non ti preoccupare, se le perle (della collana) sono buone valgono sempre una ‘mille lire’ (hanno comunque un discreto valore)… e sono soldi».