Il colpo nello stabile confinante con la caserma dei carabinieri
di Giancarlo Tommasone
Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Fortunato, ex appartenente al gruppo di truffatori di anziani, sono tenute in particolare considerazione dagli inquirenti. E non solo perché quella di Fortunato è una voce di dentro del sistema di Piazza Santa Maria della Fede (organizzazione controllata dal clan Contini) per aver collaborato con la «filiale» che agisce a Melegnano (provincia di Milano). Nel corso della sua attività di truffatore, il 30enne, entra infatti in contatto con personaggi di spessore della criminalità organizzata napoletana. Fortunato, con i suoi sodali si finge originario di Pozzuoli, perché teme che qualcuno possa scoprire che suo padre è un collaboratore di giustizia. Dopo la «militanza» nel gruppo di Melegnano, il 30enne si sposta a lavorare con Giovanni Barbato. E’ grazie a quest’ultimo, racconta Fortunato, che entra il contatto anche con un affiliato al clan degli Scissionisti, fazione Amato-Pagano, tale Ciro detto Sinistro.
I contatti
tra il clan Contini
e gli Amato-Pagano
Nel corso della seduta del 13 giugno 2019, il pentito dichiara: «Di questa persona (Ciro, di cui conosco solo il soprannome) avevo la foto su WhatsApp, e ho avuto conversazioni tramite questa applicazione. Lui l’ho conosciuto a Scauri, al mare, quando ero con la mia ex compagna, Giovanni Barbato e la sua compagna. Anche a Ciro dissi che ero di Pozzuoli, sempre per non far capire la mia provenienza quale figlio di collaboratore. Una volta, tramite Barbato, provai la cocaina di questo Ciro e il giorno dopo, essendo molto buona, gli offrii un aperitivo e lui mi diede il suo contatto telefonico». E poi, Fortunato racconta di una cena a Secondigliano: «Una volta nel corso di una cena in un ristorante, a Secondigliano, eravamo io, Massimo Rescigno, Ciro (alias) Sinistro, Giovanni Barbato, tutti con le rispettive mogli. In quella cena, per come Ciro parlava, capii che apparteneva agli Amato-Pagano, in quanto la moglie Raffaella, mentre eravamo a fumare, mi disse che avevano messo da parte i Di Lauro ed erano loro a gestire le piazze di spaccio a Miano; mi disse anche, che prima che si pentissero, avevano lavorato con i Capitoni, vale dire con i Lo Russo. Preciso che Raffaella mi fece il nome di Tonino, intendendo Antonio Lo Russo».
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però va a fare le truffe tutto drogato»
Giovanni Fortunato racconta pure di quando partecipò alla festa di compleanno di Ciro: «Un sera, per il suo compleanno, sono andato a casa di Ciro Sinistro, a Miano; ricordo che aveva una casa bellissima, piena d’oro. Anche durante quella serata, Ciro ci diede della cocaina per divertirci. Barbato elogiò le mie capacità con Ciro Sinistro in quanto aveva raccontato che avevo perpetrato una truffa in un edificio di fianco alla caserma dei carabinieri, a Roma. A novembre 2017 avevo deciso di comprare una pistola, anche per mia tutela personale, e Ciro mi disse che me l’avrebbe procurata per 1.800 euro; successivamente mi chiamò dicendomi: “Il biglietto per la partita è arrivato”, intendendo che la pistola era arrivata, poiché quel giorno, ricordo c’era una partita di calcio, Napoli-Milan, ma il vero biglietto della partita me lo aveva già comprato Barbato. L’acquisto della pistola non l’ho più perfezionato, anche perché la mia ex compagna è rimasta incinta e avevo deciso di cambiare vita».
Piazza
di spaccio a Miano,
affari triplicati
con la gestione
della moglie del boss
Che cosa dice ancora di Ciro, Fortunato davanti ai pm? «So che questo Sinistro ha fatto 6 anni di carcere e che aveva una grande piazza di spaccio a Miano, e che quando lui è stato in carcere la moglie, con questa piazza ha triplicato gli affari. La moglie, Raffaella, è una donna molto capace e scaltra».