L’attività illecita gestita dal clan Contini
di Giancarlo Tommasone
Ha fatto la stessa scelta del padre, Giovanni Fortunato, la scelta di collaborare con la giustizia. Arrestato per una serie di truffe agli anziani commesse in città del nord Italia, il 30enne ha cominciato da subito a rendere dichiarazioni spontanee. Nel corso degli interrogatori è stato squarciato un velo sulla rete di truffatori imbastita dal clan Contini e ramificata nel resto della Penisola. Fortunato è considerato uno dei pilastri portanti dell’inchiesta Condor, che nel corso di due distinte operazioni ha portato all’esecuzione di oltre 50 misure di custodia cautelare. La prima è scattata l’otto novembre, la seconda all’inizio di questa settimana si è concentrata sulla «squadra» di Melegnano, di cui Fortunato aveva fatto parte (da gennaio a maggio del 2017).
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Il suo referente iniziale era Ciro Diana, fratello di Espedito. Quest’ultimo viene inquadrato dallo stesso collaboratore di giustizia ai vertici della cosca di Vasto-Arenaccia. «Il fratello di Ciro, Espedito, – racconta Fortunato – all’interno del clan Contini è una figura molto rispettata. lo non ho mai lavorato con Espedito. A Melegnano eravamo in parecchi, tutti truffatori, che portavamo i soldi e l’oro a Ciro. Espedito poteva permettersi di stare a casa e non lavorare perché sotto di lui aveva più telefonisti, tipo 5, e tutti gli davano una percentuale».
Il segreto inconfessabile del truffatore
Ma tornando alla figura di Fortunato, risulta assai singolare la circostanza che il 30enne, al momento di essere ingaggiato da Ciro Diana per far parte del gruppo di truffatori (ha il suolo di «operativo») mente sulla sua provenienza, perché ha paura che si scopra sia figlio di un collaboratore di giustizia. «Io, essendo figlio di collaboratore di giustizia, dicevo di essere di Pozzuoli, cosa non vera, per evitare che sapessero la mia provenienza e soprattutto scoprissero che ero figlio di collaboratore. Mio padre è stato collaboratore di giustizia, poi gli è stato revocato il piano», dichiara Giovanni Fortunato davanti ai pm.