Il 31enne fu ucciso nel suo studio a Casavatore per una banale foto
Tredici anni. Sono passati tredici lunghissimi anni dalla morte di Gianluca Cimminiello. Un 31enne tatuatore molto conosciuto e amato nella sua Casavatore, in provincia di Napoli. La storia di Gianluca è molto dolorosa. Non è stato ammazzato per sbaglio da un proiettile ma è stato colpito volutamente per essersi opposto alla prepotenza della malavita organizzata. La «colpa», racconta Libera (l’associazione che combatte le mafie), è stata quella di aver pubblicato sui social una foto modificata dell’allora calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzi. Un fatto banale, che nessuno potrebbe immaginare essere causa di un omicidio.
Eppure quella foto infastidì un altro tatuatore. «Tra Enzo e Gianluca – ricorda l’associazione – c’è uno scambio di messaggi non troppo amichevoli, finché il primo annuncia che passerà allo studio dell’altro “per parlare da vicino”». Enzo però non si reca da Gianluca e manda quattro amici della vicina Secondigliano, uno di loro imparentato con un boss della camorra. Gianluca, esperto di arti marziali, prova a difendersi e picchia il parente del boss. Gli altri tre scappano. Due giorni dopo, il 2 febbraio del 2010, però si ripresentano con le pistole e lo ammazzano. Tutto per una banale foto modificata.