Omicidio di Gennaro Amaro, dopo otto anni di indagini il neo pentito Antonio Cocci accusa i vertici del clan Ciccarelli: «Sapevo che doveva morire e che Vasapollo era stato incaricato da Tonino»
Verbale dopo verbale le ombre che ancora oggi aleggiano sull’epurazione interna costata la vita a Gennaro Amaro, affiliato al clan Ciccarelli di Caivano, sembrano finalmente iniziare a dipanarsi. La svolta sta maturando soprattutto grazie alle recenti, scottanti accuse scagliate dall’ex ras e killer del Parco Verde, Antonio Cocci: «Sapevo che Amaro doveva morire e che Vasapollo era stato incaricato da Ciccarelli di ucciderlo. Però io quella mattina non sapevo che Amaro sarebbe venuto dame. Io ho chiesto a Vasapollo come aveva saputo che Amaro era venuto a casa mia e lui mi ha detto di averlo saputo da Ettore Broegg, il quale sta sempre in giro nel Parco già dalla mattina perché si occupa di rifornire le piazze».
Stando a quanto riferito nell’interrogatorio dell’1 giugno scorso, Antonio Ciccarelli, di cui Cocci è stato per anni uno dei fedelissimi, sarebbe stato il mandante del delitto. L’omicidio dell’agosto 2014 sarebbe stato dunque il frutto avvelenato di un’epurazione interna alla cosca del Parco Verde. Sul punto, il neo pentito ha però sostenuto di essere in un certo senso estraneo alla vicenda: «Nel momento in cui l’ho accompagnato a casa di Ciccarelli sapevo che Amaro avrebbe potuto essere ucciso, ma non avevo programmato l’omicidio in quanto non mi aspettavo che Amaro venisse a casa mia. E non ho dato io l’avviso a Mariano Vasapollo che Amaro era venuto da me». Il collaboratore di giustizia ha poi riferito una circostanza piuttosto singolare in merito alle fase subito successive all’agguato: «Il pomeriggio dell’omicidio siamo andati a mangiare tutti insieme a Napoli in una trattoria. Eravamo io, Vasapollo, Maione, omissis e forse Lobascio. Ci siamo spostati dal Parco Verde perché era pieno di polizia. La trattoria era vicino al cimitero della Doganella, di fronte al Parco Giaxa».
Sempre nel corso dello stesso interrogatorio Antonio Cocci ha poi raccontato del modo in cui il clan si sarebbe disfatto dell’arma con cui aveva ucciso l’affiliato Gennaro Amaro: «Siamo andati a casa di Vasapollo che era euforico per quello che aveva appena fatto. Corrado Schiavoni gli disse di dargli la pistola e insieme siamo andati nel bronx per disfarcene, ma abbiamo visto che c’era una volante e allora abbiamo deviato per il campo di calcio abbandonato della squadra di Crispano e lì abbiamo nascosto sotto un materasso la pistola utilizzata per l’omicidio. Dopo due giorni Corrado Schiavoni mi disse di andare a prendere la pistola, perché così aveva detto di fare Ciccarelli, e dopo averla presa gliel’ho portata nel parco di Frezza, dove c’è la casa di omissis che usavamo per preparare la droga. Qui Schiavoni ha smontato la pistola e poi siamo andati in una strada dietro al Parco Verde, nella terra, dove hanno trovato morto “Zorro”, e lì Corrado ha sparpagliato i pezzi della pistola».
luni