di Giancarlo Tommasone
«Porta un amico con te e avrai gratis il viaggio», è questa l’ultima trovata di un gruppo dedito al traffico di clandestini dal Nord Africa all’Italia. I barconi dell’organizzazione, secondo quanto accertato dalle forze dell’ordine – carabinieri di Pozzallo, guardia di finanza e uomini della squadra mobile di Ragusa -, effettuavano soprattutto la tratta dalla Tunisia verso l’estremità occidentale della Sicilia.
Il particolare della «promozione» sul viaggio, è venuto fuori in seguito alle testimonianze di alcuni cittadini extracomunitari, intercettati dagli investigatori siracusani durante le scorse ore.
A finire in manette un 33enne tunisino, Sofien Sadek, scafista della spedizione. Già a gennaio, però, le forze dell’ordine avevano scoperto un altro aspetto del marketing dei trafficanti d’uomini: il temerario che si fosse sostituito al novello Caronte, nella guida del barcone per traversare il canale di Sicilia, avrebbe avuto il passaggio senza pagare. Un espediente ideato per due motivi: evitare rischi al traghettatore ufficiale e invogliare il traffico, che starebbe vivendo un momento di crisi.
Almeno queste sono le ipotesi formulate dagli inquirenti siciliani. Quello che però è emerso durante l’ultimo sbarco, ha dell’inaudito e dell’inquietante.
A svelare il particolare è uno dei 79 migranti scortati a terra dalla Capitaneria di porto. «Per il viaggio sono necessari 3.500 dinari tunisini (1.183 euro) – ha spiegato agli investigatori – ma tramite un amico che mi ha presentato allo scafista, ho saputo da quest’ultimo che se avessi portato un altro passeggero, sarei arrivato in Italia senza pagare».
La modalità dello «sconto» è stata confermata da un altro migrante (la cui meta ultima era la Germania), che però non è riuscito a trovare alcuno che partisse insieme a lui e quindi ha dovuto pagare l’intero biglietto.
Gli inquirenti, durante i controlli hanno individuato persone già fotosegnalate in Italia. Alcuni di essi avevano precedenti per droga e resistenza, altri invece erano stati scoperti durante un precedente tentativo fallito di arrivare in Sicilia. Si continua a indagare sul traffico che parte dal Nord Africa.

Non si esclude al momento che ci possano essere collegamenti con un altro gruppo di tunisini, quello dei «campani» scompaginato a fine marzo. I quattro avevano imbastito un traffico di esseri umani, sulle tratte Tunisia-Francia e Tunisia-Germania. Napoli rappresentava una tappa intermedia per i trafficanti, due dei quali, proprio nella città partenopea risiedevano, avevano la base operativa e accoglievano i migranti sbarcati in Sicilia.

Si tratta di Akram Baazaoui e di Dhiaddine Baazaoui, entrambi finiti in carcere nell’ambito di una operazione antiterrorismo e contro l’immigrazione clandestina coordinata dalla Procura di Roma.

Alcuni componenti dell’organizzazione avevano avuto contatti con Anis Amri, l’autore della strage del dicembre del 2016 al mercatino di Natale di Berlino, e morto nel Milanese, durante un conflitto a fuoco con la polizia. Tornando alle indagini avviate a Pozzallo, non si esclude che oltre alla Sicilia, altra destinazione per chi organizza le spedizioni dal Nord Africa possa essere la Sardegna.

Proprio in terra sarda, a ottobre del 2016, era sbarcato Othman Jridi. Sulla costa del Sulcis, nella parte sud-occidentale dell’isola, l’algerino era arrivato a bordo di un barcone, durante uno dei tanti viaggi che dal nord Africa finiscono appunto, in Sicilia oppure nel Cagliaritano.

Jridi, 21enne, a fine marzo scorso era stato arrestato a Pompei: bloccato dopo aver percorso, alla guida di un’auto rubata e sotto l’effetto di stupefacenti, la zona interdetta al traffico veicolare nei pressi del santuario mariano (considerato obiettivo sensibile). Il giovane è stato condannato a due anni e otto mesi per furto e false attestazioni, ma sul caso alquanto sospetto, si sono immediatamente accesi i riflettori dell’Antiterrorismo.
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