Una mostra unica in Italia dal 14 febbraio al 4 giugno
di Serena Trivelloni
Libertà, emancipazione, trasformazione dell’emozione in colore. Frida Kahlo torna in Italia, al Centro Culturale Altinate San Gaetano di Padova, dal 14 febbraio al 4 giugno, con una mostra che racconterà l’unione indissolubile tra i due artisti messicani Frida Kahlo e Diego Rivera, diventati miti iconici a livello mondiale. Padova sarà l’unica tappa italiana di uno storico tour mondiale.
Nella collezione presente al Centro numerose opere e autoritratti celebri di Frida, così come saranno presenti diverse pitture di Diego Rivera. Un’esposizione corale che vedrà accanto ai dipinti (ben 23 le opere di Frida e 9 quelle di Diego) splendide fotografie. Karl Wilhem Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico, era un abile fotografo d’architettura. Frida, giovanissima, lo accompagnava nelle sue campagne in giro per il Messico e questa collaborazione influenzò molto la sua arte «con l’oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio» scrive Dario Dalla Lana.
Frida attirò l’attenzione dei migliori fotografi internazionali del suo tempo. In mostra i ritratti realizzati da Manuel Alvarez Bravo, Hector Garcia, Giséle Freund e tanti altri. Una sezione coloratissima sarà anche riservata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere di lei e nelle opere, dai murales agli oli su tela, di lui.
È il Messico iconico, forte, vivo che emerge in questa mostra, quella terra che nel ‘900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri del Vecchio Continente. In pochi hanno saputo tradurre nell’arte come Frida Kahlo quel mondo di passione, bellezza, forza e sofferenza.
Chi era Frida Kahlo?
Victoria Combalia, nel suo intervento in catalogo, si chiede: «Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere?» La risposta, o una delle possibili risposte, la si trova probabilmente nella sua vita e nel suo rapporto con Diego Rivera.
Frida, così come descritta da suo marito, era una donna combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria e ironica. Ma era al contempo anche estremamente sensibile e fiera, quasi altezzosa. Un’ identità forte che «inchioda lo sguardo sull’osservatore fino ad ipnotizzarlo».
Diego e Frida furono protagonisti di una storia d’amore e di arte che si è nutrita reciprocamente, che non è mai scaduta nella subalternità, ma che anzi ci dà ancora prova di quanto possa essere fruttuosa per la creatività di uomo o di una donna la sinergia di una coppia. Come a dire: «Insieme a un grande uomo, c’è spesso una grande donna, e viceversa».
Un amore forte e fragile allo stesso tempo, reazionario, mai banale, frutto di una connessione speciale che ha portato i due artisti a riconoscersi immediatamente e «mantenersi» per mano al di là del tempo, dell’età e dello spazio. Li chiamano infatti «l’elefante e la colomba» per via del loro aspetto diametralmente opposto: lei giovane, esile, minuta e indebolita dalle numerose patologie di cui soffrì in seguito ad un brutto incidente; lui un uomo alto e robusto, più grande rispetto a lei.
Dalle opere di Frida e Diego è possibile capire alcuni tratti fondamentali che hanno caratterizzato il loro grande amore. Di certo un amore né semplice né lineare, fatto di passione, condivisione ma anche di molta sofferenza. Diego e Frida, sin dalle origini della loro conoscenza, rinunciarono a comprendere il senso della loro unione arrendendosi a qualcosa di cui non potevano fare a meno.
Diego Rivera e la sua influenza su Frida Kahlo
L’uno divenne fonte di grande ispirazione per l’altro. Diego Rivera, già artista ed intellettuale affermato, fu un vero punto di riferimento per Frida. Era amico di artisti quali Picasso e Modigliani, fu la rampa di lancio con la quale Frida uscì dalla sua camera e decise di lanciarsi al mondo. Lei invece rappresentò per Diego una mente fresca, pura e brillante, ricca di stimoli e priva di filtri. Qualcosa che era capace di impaurirlo e al tempo stesso affascinarlo grazie all’ingenuità e alla determinazione del suo carattere.
Questo ritrovarsi nel mezzo di una “tempesta emotiva quotidiana”, con un rapporto talvolta deleterio per entrambi, costituiva in realtà la loro più grande risorsa, perché permetteva di generare opere d’arte destinate all’immortalità.
Nel loro modo di ritrarsi a vicenda c’era tutta la bellezza di un sentimento complesso e radicato: rabbia e frustrazione, ma anche lo sguardo attento e insostituibile di chi si è osservato in modo tanto meticoloso da poter ritrarre l’amato in modo suggestivo e realistico. Un motore continuo che si alimentava in modo reciproco attraverso una tensione costante, una vivida lotta interiore tra amore e odio. Rivera non a caso affermava: «Quanto più amo una donna, tanto più desidero ferirla». E proprio questo segnò il sentimento e l’esistenza di Frida, solcata da questa irrinunciabile sofferenza.
Oltre il tempo e lo spazio
Diego Rivera e Frida kahlo hanno segnato un’epoca, entrambi sono stati artisti importanti e decisivi per la storia del loro Paese. E forse l’aspetto più interessante che si può trarre da questa storia d’amore – che per certi versi sembra ricordarne un’altra, bellissima, tra Marina Abramović e Ulay – è come questa energia abbia portato ad una collaborazione densa, vitale ed estremamente prolifica.
Non è facile, col senno di poi e con uno sguardo esterno, identificare e comprendere il sentimento che unisce due persone, soprattutto quando la loro vita è un’opera d’arte resa pubblica a tutto il mondo. Ma è impossibile non notare quando l’unione di due persone sia in grado di generare qualcosa di più importante e più forte del singolo individuo. Qualcosa che trascende il tempo e lo spazio. Qualcosa che unisce anche quando le strade sembrano dividersi. Qualcosa che, come l’arte, sublima l’amore e lo rende immortale.