di Giancarlo Tommasone
Se sia sbagliata o meno, dal punto di vista della comunicazione, la pubblicità di Moby e Tirrenia (Onorato Armatori), che invita a scegliere solo chi «naviga italiano», lo sapremo tra un po’ di tempo, quando gli effetti del messaggio saranno maggiormente tangibili, tradotti nel numero dei passeggeri e nel ‘vile denaro’ incassato dalla compagnia dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato.

Al momento, però, la polemica è scoppiata soprattutto sui social e ha diviso i frequentatori delle piazze multimediali in due fronti: da una parte quelli a favore, dall’altra i contrari che hanno espresso la volontà di boicottare la compagnia e si sono spinti fino ad accuse di razzismo. Questo uno stralcio del messaggio a pagamento diffuso da Moby e Tirrenia: «Il Gruppo Onorato Armatori è orgoglioso di impiegare solo personale italiano o comunitario regolarmente assunto, piuttosto che personale extracomunitario sottopagato, impiegato con contratti non italiani, come accade in altre compagnie di navigazione. Questo non ha niente a che vedere con la xenofobia, ma è semplicemente un modo per tutelare, con orgoglio e fierezza, la grande tradizione della marineria italiana, per garantire un lavoro alla nostra gente e alle loro famiglie e difendere la dignità dei nostri connazionali».
A spiegare le intenzioni della compagnia, quasi due anni fa era stato lo stesso Onorato, durante un’intervista video. A La Stampa, nel 2015, Onorato aveva puntualizzato ancora meglio riferendosi ai contratti per il personale non italiano: «Se venissero pagati con gli stessi contratti degli italiani potremmo anche discuterne. Non vogliamo assolutamente che venga consentita l’assunzione di extracomunitari con contratti da fame, a 600 dollari al mese, come qualcuno sta già facendo. Al momento, sulle rotte nazionali non è possibile imbarcare personale extracomunitario ma la Confidarma sta facendo pressioni per ottenere una norma che liberalizzi tutto».
La questione, dunque, si risolverebbe nel tentativo di bloccare sconti fiscali e finanziamenti pubblici a quelle compagnie che imbarcano personale straniero. Perché la battaglia si combatte sui mari e sulla rete. Ma soprattutto sul terreno dell’economia e della concorrenza.

Nel mirino di Onorato c’è da tempo un’altra compagnia, la Grimaldi, che ha scelto invece di puntare sull’impiego anche di personale non italiano e che da qualche anno ha iniziato a concorrere con forza sulle rotte per la Sardegna. E’ lì che si gioca la partita ed è proprio dall’isola che è partito lo scontro. Una battaglia navale che si combatte non soltanto a suon di slogan pubblicitari, dunque.
Un mondo affascinante e complesso quello marittimo, su cui si concentrerà una inchiesta a puntate che a partire da oggi Stylo24 propone ai suoi lettori.