Un profilo anomalo quello di Sillah Ansu (che però a un certo punto della sua vita sceglie di farsi chiamare Osman), 34enne gambiano, arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Procura partenopea su una presunta cellula terroristica di matrice islamica. L’uomo è stato fermato a Napoli e si trova adesso nella casa circondariale di Bellizzi Irpino.
Secondo le ipotesi degli inquirenti, si tratterebbe di un soldato dell’Isis, pronto ad essere «attivato» per compiere attentati in Europa
E’ proprio nel mo ‘askar,che a causa delle condizioni estreme e della durezza della «formazione», Sillah avrebbe aumentato il consumo di droghe, soprattutto di hashish e marijuana
Del resto, annotano gli inquirenti, «per quanto attiene il consumo di sostanze stupefacenti o psicotrope, deve rilevarsi come questa pratica sia diffusa tra i combattenti jihadisti, con particolare riguardo agli operativi impegnati negli scenari bellici, con la finalità di meglio determinarsi all’azione. E’ noto infatti il massiccio uso del captagon (un oppiaceo), la cosiddetta droga dell’Isis, in quanto agisce come energizzante ed euforizzante e inibitore del dolore».
L’Isis e la droga dei jihadisti
Tutto ciò in pieno contrasto con i dettami della religione musulmana
L’assunzione di droghe da parte di Sillah continua anche quando è in Italia, vi associa anche il consumo di alcol, tanto è vero che in una occasione ha bisogno di essere sottoposto a immediate cure mediche. Alcol, sostanze psicotrope e gli effetti del campo di addestramento hanno minato inevitabilmente anche il suo equilibrio psichico. Alle 15.30 del 14 giugno scorso, Sillah viene condotto presso il Centro di salute mentale di Calimera (in provincia di Lecce), dove, a seguito di visita specialistica gli diagnosticano una forma di «delirio religioso» accompagnata dall’assunzione di alcolici e sostanze psicotrope tipo marijuana.
Il delirio religioso e l’invocazione della «regina africana»
«Ricorrenti sono i riferimenti al piano mistico, quando parla di Allah; e di spiriti che, attraverso voci esterne e interne a sé, gli parlano indicando la strada, separando il giusto dallo sbagliato, ordinando riti da compiere (…) Ciò che ricorre è un contenuto del pensiero di tipo delirante, con tratti dominanti mistico-religiosi e con riferimenti ad una figura femminile detta ‘regina africana’ che, nel discorso, viene sdoppiata in due, una bianca e una nera…», è scritto nella relazione a firma della psicologa psicoterapeuta che ha in carico il paziente Sillah.
Bob Marley, il profeta del reggae
Dal rastafari a Bob Marley
Singolare il fatto che il 34enne nel suo «delirio» nomini anche una «regina africana», che fa pensare tanto alla regina di Saba. Figura biblica che riporta al rastafarianesimo, fede religiosa nata in Etiopia negli Anni Trenta del ‘900 e che si presenta come «erede» del cristianesimo. E qui il collegamento con il reggae e con Marley (tanto cari a Sillah). A partire dagli anni Ottanta la cultura rasta ha aumentato la propria diffusione nel mondo, soprattutto grazie a Bob Marley e a Peter Tosh, che tramite la loro musica, ne hanno veicolato i contenuti.