Necessario un accordo che potrebbe prevedere un impegno e una cooperazione internazionale
di Aurora Olivola
Con la riesplosione delle tensioni interetniche a fine maggio, il Kosovo e la comunità internazionale si sono ritrovati immersi in un tragico regresso nel tempo, con le sfumature tetre di un passato che speravano fosse definitivamente superato. Nel nord del paese, lo scorso 23 aprile, si sono tenute le elezioni comunali nei quattro comuni a maggioranza serba: Zubin Potok, Zvecan e Leposavic. Tuttavia, l’insediamento dei sindaci di nazionalità albanese ha scatenato l’ira della popolazione serba, dopo le dimissioni dei quattro sindaci serbi rappresentanti della Lista Srpska. Inizialmente previste per dicembre, le elezioni erano state rimandate nella speranza di convincere i serbi a partecipare, ma senza successo. Pertanto, il governo kosovaro guidato da Albin Kurti ha deciso di procedere con il voto lo scorso aprile.
Il 26 maggio, quando i dirigenti comunali hanno cercato di accedere agli edifici municipali delle rispettive città, i manifestanti serbi si sono opposti, creando un clima di forte tensione. Tuttavia, l’episodio più violento si è verificato il 29 maggio a Zvecan, dove si sono verificati scontri tra i dimostranti e le forze di polizia del Kosovo, rendendo necessario l’intervento della KFOR. Sono stati riportati 41 militari feriti della KFOR, tra cui 11 italiani.
La lettera Z, ora simbolo associato all’invasione russa dell’Ucraina, era anche stato spruzzato con delle bombolette su alcuni veicoli della KFOR presumibilmente a simbolo di sostegno dell’invasione Russia, la quale storicamente appoggia l’indipendenza Serba. La situazione nel Kosovo è caratterizzata da una storia complessa e controversa, che ha avuto inizio dopo la guerra del 1999. Dopo il conflitto, l’amministrazione internazionale ha preso il controllo della regione, ma le tensioni tra le due principali comunità etniche, albanese e serba, sono persistite.
L’intervento internazionale e le controversie
Per affrontare eventuali emergenze, la KFOR (Forza di Supporto della Kosovo) si prepara annualmente attraverso esercitazioni finalizzate al contenimento di situazioni critiche. Sono state stabilite istruzioni specifiche per gestire tali situazioni, coinvolgendo la polizia del Kosovo, l’IULEX (Missione di Stato di diritto dell’Unione europea) e la stessa KFOR, che opera sotto il mandato dell’ONU.
Dopo la dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo nel 2008, il paese ha affrontato diverse sfide nel cercare di stabilizzare il proprio governo e ottenere il riconoscimento internazionale. Questa mossa è stata appoggiata da molti paesi occidentali, ma è stata respinta dalla Serbia e dalla Russia. La Serbia considera ancora il Kosovo come una sua provincia autonoma e non riconosce la sua indipendenza, mentre la Russia sostiene la posizione della Serbia su questa questione. Entrambi i paesi non hanno mai riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e hanno sostenuto le rivendicazioni dei serbi etnici che vivono nella regione. Questa situazione ha contribuito a mantenere alte le tensioni tra i due paesi, non solo a livello politico, ma anche etnico e culturale.
La Russia sia a livello politico che diplomatico ha svolto un ruolo di rilievo nel sostenere le aspirazioni serbe e nel contrastare l’influenza occidentale nei Balcani. La Russia non solo non riconosce l’indipendenza del Kosovo, ma ha anche bloccato i tentativi del Kosovo di diventare membro di organizzazioni internazionali come l’ONU e l’Interpol. Il Kosovo è stato più volte utilizzato da Putin per la politica in Crimea e Donbass ed ora la Russia si schiera dalla parte dei protestanti serbi. In questa situazione di tensione nei Balcani, il ministro degli esteri russo Lavrov appoggia e giustifica le rivendicazioni serbe affermando che i serbi stanno combattendo per i loro diritti nel nord del Kosovo.
La stabilità regionale
In conclusione, le controversie legate al Kosovo continuano a influenzare la stabilità e la politica nella regione e nella comunità internazionale. È importante sottolineare che la situazione è complessa, delicata e influenzata da una serie di fattori storici, politici. Le tensioni tra il Kosovo, la Serbia e la Russia richiedono un appeasement, un accordo politico, che potrebbe prevedere un impegno e una cooperazione internazionale significativi.