di Giancarlo Tommasone
L’incontro avviene all’interno di un cimitero, quello di Sulmona. Il summit, convocato dal boss Francesco Mallardo in persona, si tiene nel primo pomeriggio del 23 aprile del 2015. A documentarlo, l’attività del Ros dei carabinieri che monitora la Fiat Panda in uso a Vincenzo Tolomelli (classe 1957). A bordo dell’auto partita da Napoli, ci sono oltre a Tolomelli, anche Ettore Bosti (detto ‘o russo, figlio del ras Patrizio) e Antonio De Carluccio.

Tolomelli e De Carluccio (considerati contigui ai Contini) scendono dalla vettura per andare a incontrare Mallardo, mentre Bosti resta in auto; il gps dell’auto, segnala come ‘o russo compia dei giri seguendo il perimetro del camposanto «per garantire la massima riservatezza dell’incontro», annotano gli inquirenti. Ma come mai Ciccio ’e Carlantonio (come è meglio conosciuto all’anagrafe di camorra, Mallardo), ha convocato una riunione? Viene spiegato nell’ordinanza a firma del gip Roberto D’Auria e relativa alla recente inchiesta contro l’Alleanza di Secondigliano.
C’è da recuperare un mucchio di soldi, almeno un milione e 800mila euro, che il ras di Giugliano (uno dei vertici del cartello formato dalla sua cosca, da quella dei Contini e da quella dei Licciardi) ha affidato ai fratelli Raffaele e Salvatore Vittorio.
Denaro da investire a Santo Domingo, dove i due
risiedono da anni, e stando agli investigatori, operano
per conto dei Contini, e dell’altra cosca dell’Alleanza.
Ma «non si stanno comportando granché bene, sono in ritardo con i pagamenti verso l’organizzazione», si evince dalle conversazioni intercettate. Ragion per cui, Mallardo convoca De Carluccio (zio dei Vittorio) per mandarlo immediatamente nel Paese caraibico a cercare di mettere in riga i nipoti. La circostanza emerge dai dialoghi captati durante il viaggio di ritorno. Antonio De Carluccio dice: «Lui (Mallardo) ha detto: “Da lunedì in poi potete partire”», destinazione Santo Domingo.

«Che pensate – chiede Ettore Bosti rivolto a De Carluccio – quando andate là, questi vi accettano (i Vittorio accettano le condizioni imposte, ndr)?». Al che De Carluccio risponde: «E mi devono accettare per forza. Stai tu avanti, che mi fanno andare un’altra volta là per farmene tornare a mani vuote? Allora questi veramente hanno perso il cervello, allora è meglio che si ammazzano». «Ma quando mai, è meglio che si aggiusta questa cosa», interviene Tolomelli. Al che De Carluccio ribatte: «Don Ciccio (Francesco Mallardo, ndr) lo sapeva preciso, oppure vendono tutto, quello deve avere uno e otto (…) Lo zio (Francesco Mallardo) mi ha detto che da loro deve avere un milione e otto (un milione e 800mila euro)».

A questo punto, Ettore Bosti (nipote sia di Francesco Mallardo che di Edoardo Contini) chiede: «E quell’altro zio (Contini) deve avere di più?». «Hai voglia, l’ambasciata di quello là (i soldi che deve avere Contini) è di 10 miliardi delle vecchie lire, quanti sono cinque milioni di euro.
E poi ci sono sette anni di (introiti relativi all’investimento) perché lo zio non se le prendeva le settimane», e i fratelli Vittorio durante quel periodo avevano omesso di versare i «ratei convenuti». Da quest’ultima parte di conversazione emerge dunque, come anche Edoardo Contini (alias ’o romano) abbia partecipato a finanziarie, tramite investimenti, le attività imprenditoriali portate avanti a Santo Domingo, da Raffaele e Salvatore Vittorio.
Nell’affare, si evince da altre intercettazioni,
sarebbe coinvolto anche il cognato
di Contini e di Mallardo, Antonio Aieta.
Quello di inviare De Carluccio (parente dei Vittorio) a Santo Domingo è l’ultimo tentativo che effettuerà Francesco Mallardo, prima di «mandare i suoi», con «intenzioni certo, meno accomodanti», argomentano gli investigatori. Alla fine il viaggio viene effettuato. De Carluccio parte da Napoli, via Francoforte, per recarsi a Santo Domingo, il 29 aprile del 2015.
Farà ritorno in Italia l’otto maggio successivo.
Il viaggio e il soggiorno di De Carluccio a Santo Domingo, «viene interamente finanziato dal clan»,
sottolineano gli investigatori.
Ma alla fine qual è l’esito della trasferta ai Caraibi? Lo spiega Antonio De Carluccio al fratello Giovanni, nel corso di una conversazione intercettata: «Abbiamo fatto un concordato di 390mila euro per duemila euro, perché non dobbiamo avere pensieri». Questa ultima ipotesi, è scritto nell’ordinanza, ha riscontro in una telefonata captata il 3 maggio del 2015, nel corso della quale, «De Carluccio contattava il nipote Enrico Vittorio (figlio di Raffaele) e gli diceva che loro “avevano venduto tutto”».

«Appare chiaro, dunque, che i Vittorio, temendo per la loro incolumità, e per quella dei propri familiari residenti in Italia, abbiano posto in vendita le proprietà a Santo Domingo, al fine di realizzare l’ingente somma di denaro pretesa da Francesco Mallardo», è scritto nell’ordinanza. La notizia dell’esito positivo della «missione» di De Carluccio, ipotizzano gli inquirenti, è data anche a Francesco Mallardo. Il 9 maggio del 2015 (il giorno successivo al rientro in Italia di De Carluccio), Ettore Bosti e Vincenzo Tolomelli si sarebbero recati, infatti, nuovamente a Sulmona.