La crisi economica che l’Italia ha vissuto negli ultimi anni e che non può ancora considerarsi superata in modo definitivo ha comportato, purtroppo, anche degli episodi drammatici: stiamo parlando dei numerosi suicidi che si sono verificati, da Nord a Sud.
È capitato in diverse occasioni, purtroppo, di leggere delle notizie simili, o anche di ascoltarle a un telegiornale, e per comprendere la portata di questo fenomeno è molto interessante menzionare i dati di una ricerca.
Una ricerca a cura dell’Osservatorio Link University Campus
Lo studio in questione è stato diretto dal sociologo Nicola Ferrigni il quale ha coadiuvato il team di ricerca dell’Osservatorio della Link University Campus di Roma, e le statistiche sono a dir poco allarmanti.
La ricerca è stata presentata nello scorso mese di gennaio e ha preso in considerazione il lasso temporale compreso tra il 2012 e il momento della pubblicazione, e in tali anni sono stati riscontrati, in Italia, quasi 1.000 suicidi dovuti a ragioni economiche, esattamente 988.
Si tratta di una cifra a dir poco preoccupante che, come si accennava, ha riguardato tutto il paese.
Le statistiche emerse da questo studio
Nello specifico, il 24,5% di tali suicidi economici è avvenuto ne Nord-Est, segue il Sud con il 24,1%, il Centro con il 21,3%, il Nord-Ovest con il 19,6% e infine le Isole con il 10,3%.
Il triste primato del maggior numero di suicidi spetta al Veneto, dove si è registrato il 15,8% degli episodi avvenuti in Italia, al secondo posto figura invece la Campania, con il 13,5%.
Lo studio in questione ha messo in evidenza anche la differente natura di questi suicidi: dei 988 episodi registrati durante il periodo preso in considerazione dalla ricerca, è emerso che il 41,8% dei medesimi ha riguardato imprenditori che, versando in condizioni di difficoltà, hanno compiuto il gesto estremo, il 40,1% ha riguardato disoccupati, mentre il 12% del totale corrisponde a persone che non sono riuscite a trovare una nuova strada dopo aver perso il loro posto di lavoro.
Ferrigni, che ha diretto la ricerca, ha messo in evidenzia il fatto che se nel 2012 e negli anni immediatamente successivi questi suicidi riguardavano soprattutto gli imprenditori, negli anni a seguire a togliersi la vita sono state principalmente le persone prive di occupazione.
Questa distinzione, ovviamente, lascia il tempo che trova: è fondamentale scongiurare nel modo più ferreo l’eventualità che possano verificarsi situazioni simili a prescindere da quale sia il profilo della vittima, e per riuscirci bisogna intervenire sia a livello psicologico che sul piano del welfare state.
Le più recenti e interessanti misure di welfare state
Si auspica che il Reddito di Cittadinanza, lo strumento che è stato recentemente introdotto dal Governo e che prevede che i disoccupati che versano in condizioni di difficoltà economica ricevano un sussidio e un percorso mirato di reinserimento nel mondo del lavoro, possa rivelarsi utile in tale ottica.
C’è da sottolineare anche che è oggi attiva una nuova norma dedicata al sovraindebitamento, la quale può senz’altro rivelarsi utile per evitare situazioni di questo tipo.
Come specificato nel noto portale di informazione legale AvvocatoAccanto, questa norma consente di poter ripartire anche alle persone che versano in una situazione di indebitamento piuttosto grave e si rivolge sia agli imprenditori che alle persone fisiche.