Faida del rione Traiano, le intercettazioni svelano la rabbia di Alfredo Sorianiello: «Chi viene meno è meglio che se ne vada». Poi il rimprovero al figlio Simone: «Prendi la scopa e pulisci ogni dieci minuti, la gente deve volerci bene»
«Sembrate una banda di scemi qua. Tutti qua in mezzo. La dentro, se vengo all’improvviso, succede il casino… Chi viene meno a questa situazione! È meglio che se ne va! A me, non ho bisogno di nessuno. Che se ne vada». Il 6 marzo 2022 la tensione all’interno del clan Sorianiello è ben oltre i livelli di guardia: un commando di sicari ha appena fatto irruzione nel fortino del rione Traiano, sparando all’impazzata davanti casa del ras Simone Sorianiello. Poco dopo il raid, nell’appartamento del rampollo si radunano alcuni degli esponenti di spicco della cosca, compreso il padre boss Alfredo, e quella che ne viene fuori è una sfuriata implacabile.
Gli uomini del clan Sorianiello non sanno ancora di essere sotto intercettazione dei carabinieri e proprio quella conversazione rappresenta uno dei pilastri dell’inchiesta che ieri mattina, con l’esecuzione di ben ventisei arresti, ha portato alla decapitazione della cosca con base nella “99”, precisamente nel parco di via Catone 54. Alfredo Sorianiello in particolare chiede ai presenti, con tono adirato, di radunarsi immediatamente, per poi subito rimproverarli: «Cercate un poco di portare i punteggi per la 99, cercate di essere un poco uomini! Un poco figli di bucchinaro, un poco di mezzo la strada. No a scemi». Il ras aggiunge quindi: «Sembrate una banda di scemi qua. Tutti qua in mezzo. Allora! La dentro, se vengo all’improvviso, succede il casino…». Sorianiello senior si sofferma sullo scarso controllo del territorio attuato dai suoi uomini: «Tutti quanti fuori devono stare. Tutti quanti devono andare fuori, a fare domande, a vedere le guardie, a trovare i compagni nella Loggetta se è tutto apposto… Devono controllare tutto quanto… Chi viene meno a questa situazione! È meglio che se ne va! A me, non ho bisogno di nessuno. Che se ne vada».
Nel passaggio successivo Alfredo Sorianiello entra quindi nel merito della questione lamentandosi di un episodio accaduto il giorno prima, quando alcuni esponenti di un altro gruppo criminale con cui si dovevano incontrare era entrati addirittura armati nel rione, consegnando le pistole solo di loro iniziativa: «Ieri sembravate i fratelli del caz… Gente con le pistole addosso, cose… E voi sembravate i fratelli del caz… sotto così! Sembravate gli scemi!». E ancora: «Quando loro sono venuti e hanno tirato fuori le pistole e ce le hanno date in mano a noi? Per la serie “parcheggiati”… A me mi interessa la malavita! Nel rione mio, la gente si doveva pisciare sotto quanto entrava! No, quello è venuto come niente si fosse… Ma che dobbiamo fare? A posto di uscire fuori! Quattro là, tre dietro al cancello, che quando viene qualcuno “oh, ma cos’è qua? Ma quanti ce ne stanno?». Il boss Sorianiello è un fiume in piena e, continuando a lamentarsi dell’andazzo, finisce per prendersela anche con il figlio Simone, affermando che quando c’era Giuseppe Mazzaccaro a reggere il gruppo queste cose non accadevano: «Fino a quanto Peppino, quando c’era Peppino, reggeva almeno questa cosa! Ma voi ora state facendo proprio zero, zero, zero! Mi stai capendo Simò? E ma non ci stai! La colpa è tua! Mica è la loro! Tu sei il capo!».
La conversazione prosegue anche nei minuti successivi e Alfredo “’o biondo”, evidentemente insoddisfatto della gestione del clan da parte del figlio, spiega a quest’ultimo come comportarsi per mantenere il Parco 99 pulito e ottenere di conseguenza la solidarietà e l’omertà del vicinato: «Si vede prendere la scopa, si prende la scopa e ogni dieci minuti si scopa! Le macchine al posto suo! E io ti parlo del mozzone a terra, e tu capisci, tu capisci leva il mozzone da terra! Perché la gente a me mi deve fare stare tranquillo! Perché io alla gente gli voglio bene e la gente mi fa guadagnare i soldi! E la gente non chiama le guardie!». Il ras Sorianiello non immaginava però che i carabinieri già da due anni stavano monitorando ogni mossa del suo gruppo criminale, con tanto di telecamere fisse piazzate all’ingresso della piazza di spaccio. Quelle immagini, insieme alle decine di intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno permesso adesso alle forze dell’ordine di infliggere un durissimo colpo al clan Sorianiello. All’appello manca però adesso il reggente Simone, riusciti a sfuggire al blitz di ieri mattina.