La Corte dei conti ha confermato in appello i risarcimenti per danno erariale a carico dei due ex presidenti di Palazzo Matteotti
di Fabrizio Geremicca
La Corte dei Conti ha confermato in appello le condanne a risarcire il danno erariale nei confronti del senatore Luigi Cesaro e del deputato Antonio Pentangelo (entrambi di Forza Italia) che erano state inflitte in primo grado tre anni fa per l’assunzione di staffisti e collaboratori che effettuarono quando erano presidenti della giunta della Provincia di Napoli. Cesaro dovrà restituire 89.432 euro. Pentangelo se la caverà con un esborso di 7.951 euro. Confermata la sentenza di primo grado anche nei confronti di Cristina Fevola, che fu capo Ufficio Gabinetto e poi componente dello staff presidenziale di Cesaro, la quale ha cagionato un danno erariale di 53.359. La vicenda, per come la ricostruisce la sentenza di appello della Corte dei Conti, verte su vari aspetti. Il primo: Fevola, proposta da Cesaro all’ incarico con decreto presidenziale nel 2010, «non indicò, nell’apposita dichiarazione da rendere ai fini dell’assunzione, i carichi penali pendenti. Non vantava, inoltre, alcuna specifica competenza per ricoprire l’incarico, in quanto mai preposta, per almeno un quinquennio, all’espletamento di attività dirigenziale».
Si trovava, inoltre, in una situazione di incompatibilità perché «era esponente di un partito politico (l’Udeur, ndr) operante sul territorio». Nel mirino dei giudici della Corte dei Conti è finita anche l’assunzione di Vincenzo Leva a capo dell’Ufficio di Staff di Cesaro, su indicazione di Fevola. La procura contabile aveva contestato su questo punto «l’estrema genericità del decreto di nomina, nonché l’assenza di adeguate competenze rispetto al ruolo da ricoprire», oltre alla «mancanza di una utilità derivante da tale assunzione per l’amministrazione». Leva aveva dichiarato di essere stato adibito a mansioni di tutela personale del Presidente ma quei compiti, secondo i magistrati, «in assenza di sistemi di registrazione delle presenze non avrebbero potuto trovare alcun adeguato riscontro».
Gli addebiti nei confronti di Pentangelo riguardavano, invece, un’altra assunzione nell’Ufficio di Staff. La contestazione del danno scaturiva «dalle ingiustificate assenze dal sevizio, dalla genericità del decreto di conferimento nonché dal saldo negativo tra ore lavorate e compenso percepito». In appello sia Cesaro che Pentangelo erano difesi dagli avvocati Carlo Sarro (deputato di Forza Italia), Mario Sanino e Fabrizio Viola. Fevola era rappresentata e difesa dall’avvocato Enrico Angelone, che alcuni anni fa è stato anche il presidente di Sapna, la società della Provincia di Napoli (ora Città Metropolitana) per la gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti.