Retata a Ponticelli, il nuovo gruppo capeggiato dalla triade Romano-Busiello-Sermone sapeva di avere il fiato della polizia sul collo: «Non venire adesso, è meglio che aspetti fuori»
di Luigi Nicolosi
La nuova paranza che si era impossessata dello spaccio di crack al rione De Gasperi sapeva di avere il fiato delle forze dell’ordine sul collo. Le attività criminali del gruppo capeggiato dai ras Umberto Sermone, Salvatore Romano e Pasquale Busiello erano da mesi nel radar degli uomini del commissariato Ponticelli e della squadra giudiziaria guidata dal sostituto commissario Vittorio Porcini. Il gruppo l’aveva capito e in almeno un’occasione aveva già rischiato di essere sorpreso con le mani nel sacco. La circostanza emerge da una delle centinaia di intercettazioni telefoniche finite agli atti dell’indagine culminata nel blitz di ieri mattina. La sera del 17 maggio 2019, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, la moglie di Romano “’o nippolo” avverte infatti il consorte della presenza della polizia vicino casa, in via De Meis: «Oh, non venire… aspetta… È fuori».
Qualche ora più tardi, intorno a mezzanotte, la donna informa il marito che le acque si sono finalmente calmate: «Vienimi a prendere dai…». Romano domanda quindi: «Ah… posso venire? Ma chi era? Lo zio?». Il riferimento, secondo gli investigatori che hanno smantellato l’organizzazione, era all’esperto sostituto commissario Vittorio Porcini, detective che in trent’anni di carriera si è reso protagonista di numerose operazioni anticamorra, su tutte quella che portato all’azzeramento del vecchio clan Sarno. Ed è proprio nel regno della storica cosca che il nuovo gruppo aveva impiantato il proprio business. Non a caso diversi dei capi dell’organizzazione in passato erano stati arrestati proprio per via dei propri legami con i Sarno.
Il copione si è poi ripetuto anche il giorno successivo. A parlare sono stavolta Romano e Sermone, con il primo che avverte il socio: «Umbè, vedi che c’è lo zio…». Il concetto viene quindi subito afferrato: «Sì sì, ciao…». Gli inquirenti ipotizzano che, effettuato il necessario avvertimento, Romano, rivolgendosi di volta in volta a Umberto Sermone e Pasquale Busiello, ne coordinava e controllava i movimenti e gli spostamenti, oltre che i contatti con terzi. La paranza di pusher era infatti solita consegnare le dosi previo appuntamento concordato con i clienti, evitando quindi la consegna del crack nei dintorni del proprio domicilio. Un escamotage che non è però bastato a evitare la raffica di manette scattata all’alba di ieri. Al vertice dell’organizzazione si sarebbe trovata anche una narcos in gonnella, la 28enne Antonietta Luongo, che infatti risponde come i tre ras dell’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e non di semplice spaccio.