Se esisteva una qualità che era difficile non apprezzare nell’assessora Alessandra Clemente, almeno fino a una settimana fa, era una certa sensibilità sui temi della criminalità organizzata e, più in generale, sui soprusi e la prepotenza camorristica.
Fino a una settimana fa, appunto. Perché, il 14 novembre 2017, l’assessore Clemente – e con lei il sindaco Luigi de Magistris, ma ormai lui non fa più testo – ha perso l’occasione per esprimere vicinanza e solidarietà al poliziotto della Squadra mobile Luciano Iavarone, vittima di un massacro ad opera di otto bestie – uomini e donne – sul lungomare di Napoli. Bestie poi arrestate, grazie al lavoro della magistratura e della polizia, proprio una settimana fa.
Iavarone è stato picchiato coi caschi davanti alla moglie e ai due bambini, mentre era alla guida della sua utilitaria, di ritorno da un matrimonio. La consorte è stata a sua volta aggredita a calci e pugni da quegli animali per aver impedito a un energumeno di estrarre la pistola e fare fuoco sul marito, sopraffatto, faccia a terra, dagli altri complici. E tutto questo accadeva mentre due indemoniati, pistola in pugno, cercavano di sfondare i vetri dell’auto coi due fratellini a bordo per farne chissà cosa.
Un inferno che ha marchiato per sempre la tranquillità di una famiglia onesta.
Avrebbe potuto, Alessandra Clemente, esprimere la vicinanza e la solidarietà dell’Amministrazione e di tutte le persone perbene a Luciano Iavarone, uno che fece da testa d’ariete durante la sparatoria con lo stragista Giulio Murolo, a Secondigliano, per coprire i colleghi, e che da oltre trent’anni lavora per rendere questa città un tantino migliore. E soprattutto avrebbe potuto incontrare i due figli di lui e spiegar loro che Napoli è della gente come il papà e la mamma, lavoratori onesti, e non dei criminali che scorrazzano per la città in cerca di un bersaglio da abbattere.
Quel giorno, il 14 novembre, però l’assessora era impegnata ad accogliere Vienna Cammarota, guida Aigae, di 68 anni – spiegava una nota del Comune – in arrivo a piedi dalla Repubblica Ceca sulle orme di Wolfgang Goethe. Il giorno dopo, invece, sul suo profilo Facebook c’era una foto con Raul Bova. Forse l’assessora l’aveva scambiato per Ultimo.
ps: non accenniamo neanche allo zio della Clemente, Sandro Ruotolo, e al fantomatico e inutile Osservatorio sulla legalità.
sdm