di Giancarlo Tommasone
Una partita da 20mila euro di banconote false, un «campione» da testare, immettendolo sul mercato olandese. Destinatario della spedizione di soldi contraffatti, Vincenzo Crupi, 56enne di Siderno (Reggio Calabria), «intraneo», ritengono gli inquirenti, alla cosca di ‘Ndrangheta, Commisso.

Il tramite tra la camorra, sponda Contini, e la mafia calabrese, è rappresentato da Felice Barra, «elemento inserito in un contesto di narcotraffico di vaste proporzioni», annota il gip Roberto D’Auria nell’ordinanza relativa alla recente operazione interforze contro l’Alleanza di Secondigliano (oltre 120 misure eseguite, 214 indagati).
È tra l’altro, proprio Barra a organizzare, nel 2013, un incontro tra Antonio Aieta (cognato dei boss Edoardo Contini, Francesco Mallardo e Patrizio Bosti) e Vincenzo Crupi. La produzione delle banconote è affidata a Salvatore Acanfora, detto Savio, cognato di Alfredo De Feo (anche lui noto alle forze dell’ordine per operare nel segmento della valuta falsa).
Secondo la ricostruzione dei magistrati,
su input di Aieta, Barra avvia i contatti con Acanfora.
Vengono intercettate delle conversazioni, in cui si sentono altri indagati, in particolare Mario Tirozzi e Giovanni Muscolino, parlare di «muletti» (che indicano in realtà le banconote contraffatte) e il taglio che avrebbero dovuto avere: 10, 20, 50. «Quelli verdi (da cento euro, ndr) non ci servirebbero», afferma intercettato Muscolino.
Gli indagati si riferiscono al fatto,
evidentemente, che le banconote di piccolo
taglio sono più semplici da spacciare.
Alla fine si riesce a far partire l’ordine: 20mila euro, che verranno pagati al produttore, con una somma ammontante al 10% sul totale, vale a dire duemila euro (il prezzo viene chiuso da Felice Barra direttamente con Savio Acanfora). Avvenuta la consegna, dopo un paio di staffette, il denaro contraffatto arriverà in Olanda, non prima però di essere passato da Latina. «Infatti, nel capoluogo pontino Vincenzo Crupi risulta residente, mentre in Olanda ha sede una azienda gestita dai fratelli Crupi».
Anche dai riscontri investigativi, e da una serie di intercettazioni, si evince, sottolineano gli inquirenti, come «il destinatario finale (della partita di soldi contraffatti) era proprio Vincenzo Crupi, il quale con ogni probabilità, era intenzionato a immettere sul mercato olandese il denaro falsificato, dopo aver verificato la qualità del prodotto».
Ci saranno però un paio di inconvenienti,
il primo è rappresentato dal fatto, che una volta
giunto nella «terra dei tulipani», mancano
dal «carico» dei 20mila pattuiti, biglietti per 750 euro.
Il secondo dal fatto che i tagli da 20 euro sono stati prodotti in maniera più che dozzinale. «Sopra a quelle rose (i soldi) che portasti, ne mancano 750», dice Mario Tirozzi a Felice Barra. E per di più, «quelle là che ci portasti di colore blu (vale a dire i biglietti da 20 euro), da dietro, qualcuna, si sono scordati proprio di pitturarla… gliel’hanno mandata bianca… l’hanno pitturata solo davanti».

La partita da testare avrebbe poi fatto scattare il vero e proprio ordine da 500mila euro, ma vista la qualità delle banconote di «prova» e l’arrivo a destinazione di prodotto mancante rispetto a quello pattuito, l’affare da mezzo milione di euro contraffatti, non si concretizzerà.