L’ex ras del clan Sautto svela gli affari della famiglia delle “case a mattoni”: «Si occupano di cocaina e la loro base è dove cadde la piccola Fortuna. La droga viene consegnata dai giovani, loro danno gli ordini»
di Luigi Nicolosi
Non ci sono soltanto gli appostamenti, i sequestri eseguiti in flagranza e le registrazioni video. A incastrare i Barbato alle proprie responsabilità, indicandoli come indiscussi gestori di una floridissima piazza di spaccio, ci ha pensato anche il neo pentito Vincenzo Iuorio, ex uomo del clan Sautto di Caivano, che nel lungo interrogatorio al quale è stato sottoposto pochi mesi fa ha spiegato agli inquirenti della Dda di Napoli: «Conosco i Bervicato quale famiglia che spaccia cocaina, mi ricordo di Domenico Bervicato». Quest’ultimo, vale la pena ricordarlo, oltre che per associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti è anche indagato per l’omicidio del giovane Antonio Natale, il cui cadavere, crivellato a colpi di pistola, è stato scoperto lo scorso 18 ottobre tra le campagne a ridosso della degradata cittadina alle porte di Napoli Nord.
L’interrogatorio di Iuorio rappresenta uno dei punti cardine dell’ordinanza di custodia cautelare che poche settimane fa ha colpito quattro esponenti della famiglia Bervicato. È il 16 marzo scorso e l’ex narcos del temibile clan Sautto, incalzato dai quesiti dei pm antimafia, rivela: «Francesco Bervicato mi sembra un volto conosciuto, vendeva la cocaina per Caivano e possiede una moto Africa Twin. Riconosco anche Massimo Bervicato, detto “Chiappariello”. I Bervicato sono molti fratelli e si occupano dello spaccio di cocaina a Caivano. Mi ricordo anche di Mimmo Bervicato. I Bervicato, in particolare “Chiappariello”, tengono una piazza di spaccio nella zona del Parco Verde dov’è caduta la bambina di nome Fortuna». Il riferimento del pentito è al terrificante omicidio della piccola Fortuna Loffredo, assassinata nel giugno del 2014 dopo anni di abusi sessuali.
L’ex narcos Iuorio non si è però limitato a riconoscere i protagonisti dell’affare, ma ha anche fornito alcuni importanti dettagli circa il loro modus operandi. In un successivo passaggio Vincenzo Iuorio ha infatti spiegato: «I Bervicato spacciano nel Parco Verde attraverso i telefonini cellulari mediante i giovani che consegnano la droga. Conosco “Chiappariello” perché ha il vizio dell’alcol. Quest’ultimo spaccia solo nella palazzina dove cadde la piccola Fortuna, invece il resto dei Bervicato spaccia con le moto in tutta la zona di Caivano e lungo la strada che collega Caivano ad Acerra. Preciso che i Bervicato gestiscono la zona interna detta Parco Verde». Stando dunque a quanto riferito ai pm dal neo pentito, quello dei Bervicato sarebbe un gruppo criminale tutt’altro che di secondo piano: in grado di imporre la propria presenza all’interno di un intero rione e persino su alcuni importanti assi viari. Il Vaso di Pandora potrebbe a questo punto essere appena stato scoperto.