di Giancarlo Tommasone
La numero 17, la maglia più «significativa», è stata «ritirata» nel 2015. Adesso si conserva appesa alla parete, come una sorta di reliquia. Perché chi la indossava non c’è più. Non è la maglia di capitan Hamsik (11 anni e mezzo in azzurro prima di trasferirsi in Cina), è quella di una squadra di calcetto, di Forcella, una squadra di ragazzini. Sia davanti, all’altezza del petto, che dietro, appena sotto la linea del colletto, la «camiseta» gialla reca due lettere puntate: la F e la S. Stanno per Famiglia Sibillo. Il 17 è un numero dal forte valore simbolico a Napoli, ne acquista ancora di più nei vicoli dove scorre il sangue antico della città partenopea, dove nascono pure tante leggende sbagliate.
Il 17 è stato scelto dal baby-boss
Emanuele Sibillo – perché la S è la diciassettesima lettera dell’alfabeto – per accompagnare il suo destino.
Non gli ha portato fortuna, è evidente; del resto si sa, dalle nostre parti, tranne in rarissimi casi, il numero in questione ha sempre indicato la sventura. Il giovanissimo capo camorra fu ucciso il 2 luglio del 2015, di notte, non aveva ancora 20 anni: gli fu fatale un’unica pallottola che lo raggiunse al fianco.
Ma già molti mesi prima che la guida di un gruppo di sbandati cadesse sotto il fuoco di una cosca nemica (quella dei Buonerba di Via Oronzio Costa), a Forcella «avevano fatto le magliette della squadra di calcetto F. S. Le lettere che stanno appunto a indicare Famiglia Sibillo», conferma ulteriormente a Stylo24, una fonte vicina ad ambienti borderline del quartiere napoletano.
In effetti la circostanza relativa all’esistenza
di un team «sponsorizzato» dai Sibillo
era emersa circa un anno e mezzo fa, dopo che la nostra testata era riuscita a recuperare una foto.
Dopo aver accertato che quella ritratta nell’immagine fosse la maglietta della squadra della famiglia Sibillo, pubblicammo lo scatto a corredo di un servizio giornalistico sul clan di Forcella. Mostriamo la foto in questione alla nostra fonte. Subito dopo ci fa intercettare, sul profilo social di un giovane legato ai Sibillo da vincoli di parentela, l’immagine della maglia numero 17. Quella che, notiamo subito, è appesa a una parete.
Gli chiediamo se sappia a chi appartenga
la maglietta e se conosca il motivo per cui è stata «fissata»
al muro di una stanza.
Magari potrebbe trattarsi di quella che avrebbe potuto indossare lo stesso Emanuele Sibillo. «Non credo – afferma la fonte – Da quello che so, apparteneva a un ragazzo che non c’è più, un ragazzo che è morto nel 2015. Per questo è appesa al muro. E so che per lui, quella maglia, proprio perché era la numero 17, il numero dei Sibillo e di Emanuele, aveva un forte significato».