La crisi attuale (politica, sociale ed economica) provocata dal sindaco con la bandana è uguale a quella del 1980. Allora, i socialisti presero una decisione importante…
di Marcello Lala
L’appuntamento elettorale che stiamo per affrontare è sicuramente il più importante per la città di Napoli dal dopoguerra ad oggi. Non solo perché arriva dopo un evento drammatico ed unico come quello di una emergenza pandemica che ha trascinato nelle viscere di una crisi anch’essa senza precedenti tutto il sistema economico a livello globale ed ovviamente anche l’Italia. Che questa crisi sia arrivata in un momento in cui i dati erano già allarmanti per il Mezzogiorno, e che questi dati rischino di esplodere in senso negativo oggi più che mai portando con sé tutta quella serie di crisi aziendali, sociali e commerciali; è ormai un dato assodato. Abbiamo più volte scritto che il Mezzogiorno di Italia è Napoli e non c’è economia del Mezzogiorno se non funzionano Napoli e la Campania.
La città, in questa fase storica, tocca il punto più basso dal punto di vista amministrativo. Nove anni di amministrazione di Luigi de Magistris hanno bloccato la seppur minima crescita della città isolandola dal contesto nazionale e inondandola di sciocchezze senza alcun fondamento che hanno generato un debito di circa 2 miliardi di euro.
Complice una opposizione silente ed inconsistente la città è stata in balia del Masaniello dalla bandana arancione che ora cerca una via di fuga dalle sue responsabilità ,addirittura in un’altra Regione, tornando lì dove aveva fatto guai inenarrabili nella sua funzione di magistrato.
I disastri amministrativi e contabili sono sotto gli occhi di tutti ed è inutile continuare a parlarne, ma quale deve essere il compito di noi socialisti o di una forza che si professa tale? Il Partito socialista napoletano e la sua classe dirigente si trovarono in una situazione simile nel 1980. Ci fu il devastante terremoto dell’Irpinia e ai senzatetto storici si aggiunsero quelli del terremoto. Ai disoccupati storici si aggiunsero quelli che non avevano più alcuna attività o alcun modo di arrangiarsi. I movimenti assunsero una più marcata fisionomia politica. Nacquero il terrorismo di destra e di sinistra che gettarono la città nel caos con il rapimento di Cirillo e l’attentato al preside di Architettura. I socialisti in quel momento drammatico seppero reagire uscendo dalla Giunta comunale, sindaco Valenzi, rompendo l’alleanza col Pci, condizionato dagli eventi, ed aprirono una nuova stagione. Il partito guardò a nuovi soggetti sociali, richiamando in campo intellettuali, professionisti, imprenditori. Ricostruendo una presenza forte tra i giovani e le donne, ma anche tra i disoccupati, i senzatetto, gli emarginati. Sostenendo l’azione amministrativa con un aggiornamento dei programmi delle scelte e rinnovando anche il gruppo dirigente. Fu un vero e proprio bagno nel sociale. Bene, dopo questi dieci anni di amministrazione arancione è di questo che la città ha bisogno. Ricomporre questa frattura tra l’amministrazione comunale ed alcuni settori della società, tra la politica e la società civile. Rinnovare le proposte creare e rendere fattibile con la concretezza che è tipica di un socialista e dei socialisti le condizioni di crescita e sviluppo e non di sviluppo senza crescita o viceversa.
Richiamare tutte le forze sane della città è per noi un compito morale ed etico allo stesso tempo per riprendere un percorso bruscamente interrotto di rinascita di una Napoli sospesa nel limbo delle grandi aree metropolitane incompiute e popolata da circa 4 milioni di abitanti.
Bagnoli (scandalo degli scandali), Napoli est, Porti, infrastrutture, rilancio delle varie filiere oggi sono un mantra di tanti che dicono se ci fossero stati i socialisti e quella classe dirigente che risollevò Napoli dalle ceneri del terremoto sarebbero sicuramente in fase di realizzazione.
Chi è cresciuto come me in quegli anni e che in quegli anni incominciò a muovere i primi passi nelle istituzioni cittadine è consapevole che i tempi sono maturi per riprendere quella storia e quel percorso.
Un patto riformista per Napoli è una delle proposte che i socialisti, apolidi e non, devono lanciare per le prossime elezioni amministrative, per riprendere un percorso, per riscrivere la storia, per salvare Napoli.