«Me li sono trovati in casa. Ero al telefono e non ho avuto il tempo di abbozzare una reazione. Erano tre, uno mi ha strattonato, ha afferrato il telefono e lo ha scaraventato a terra». A raccontarlo è Angela Musella, la mamma di Raffaele Sarracino, l’ingegnere 51enne sequestrato da un commando di malviventi lo scorso 26 novembre in via Eschilo, strada alla periferia di Marano dove si trova la villa in cui vivono la donna e il marito Vincenzo, costruttore 76enne, a sua volta minacciato con le armi dai banditi e condotto con la forza in casa. Queste le parole della signora Angela rilasciate al Mattino in un’intervista a cura del collega Ferdinando Bocchetti:
Sequestro di persona a Marano, parla la madre
«Indossavano pettorine con la scritta carabinieri e avevano le mascherine protettive, quelle che usiamo tutti per difenderci dal virus. L’accento era marcatamente napoletano. In casa sono stati pochi minuti, hanno cercato qualcosa ma non hanno avuto il tempo di portare via nulla: sono scappati dopo aver ricevuto una telefonata. C’era qualcuno, dall’altro lato del telefono, che ha detto missione compiuta. Non so a cosa si riferisse. Forse era un altro bandito che li informava del fatto che mio figlio era riuscito a scappare».
L’uomo è ancora sotto choc
La donna poi prosegue così nel suo racconto, un racconto davvero da brividi: «Raffaele è ancora sotto choc. Mi ha raccontato che nel furgone c’erano due finti carabinieri. Uno di questi ha tentato di legargli i piedi con una corda, ma non ci è riuscito perché lui si divincolava, opponeva resistenza. A quel punto il bandito ha chiesto l’aiuto del suo complice, l’uomo alla guida del furgone. Mentre i due tentavano di organizzarsi per legarlo per bene si è aperta la portiera posteriore del veicolo. Raffaele ne ha approfittato ed è riuscito a scappare».