L’INTERVENTO – L’emergenza pandemica è ancora tutta da superare e finora le scelte hanno solo tentato di parare i colpi improvvisi
di Mario Polese*
Mancano pochi giorni e poi il Recovery fund dovrebbe essere qualcosa di meno ipotetico e più concreto. Per fine mese il Governo Draghi dovrebbe presentare un decreto ad hoc inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarebbe la diretta conseguenza delle rassicurazioni del direttore del meccanismo europeo di Stabilità, Klaus Regling che solo pochi giorni fa ha parlato di «percorso sulla buona strada con primi esborsi per l’estate 2021 come previsto». C’è davvero da augurarsi che sia così perchè con il passare dei mesi la situazione è davvero preoccupante e non sembra esserci un ‘piano B’.
La verità infatti è che il Covid è ancora lontano dall’essere battuto. Ogni previsione ottimistica finora si è scontrata con una realtà ben più complessa. E ad oggi appare evidente una verità: è azzardato immaginare in tempi ragionevolmente brevi un ritorno alla normalità. Siamo dopo 14 mesi dal primo caso di contagio in Italia solo alla fase quasi iniziale della vaccinazione su cui la comunità scientifica, e quindi il dibattito, continua a dividersi.
A prescindere da chi abbia ragione non sfugge a nessuno che la questione è difficile e complicata e merita ancora pazienza e tempo. In tutto questo la condizione socio – economica di grosse fasce della popolazione del nostro Paese è sempre più in affanno. Non a caso la ‘rabbia’ – che il più delle volte non ha colori politici e ideologici ma è alimentata da condizioni di disagio o da percezioni di essere vittime di ingiustizie – inizia a serpeggiare tra sempre maggiori fasce della popolazione, con manifestazioni di protesta in piazza non più isolate e pacifiche.

In tutto questo oltre alle ‘solite’ soluzioni tampone con sostegni assistenzialistici più o meno corposi il futuro viene mantenuto sempre in ostaggio dai problemi del quotidiano che non accennano a diminuire.
In questa sorta di ‘cul de sac’ in cui si è infilato il Paese è evidente che solo una massiccia immissione di denaro al fine di alimentare investimenti potrà offrire una nuova visione meno a tinte fosche. Ma basterà? Onestamente è difficile dirlo. Di certo avere alla guida del Governo, Mario Draghi è una garanzia di eccellenza sul piano delle dinamiche europee e su quelle della competenza economico finanziaria. Non ci fosse lui ma ancora il ‘populista’ Giuseppe Conte l’Italia avrebbe molte meno possibilità di buona riuscita nonostante la enorme quantità di fondi che dovrebbero arrivare. Oltre questo però, motivi di ottimismo vero latitano. Il quadro politico infatti è praticamente lo stesso: una sommatoria di partiti diversissimi tra di loro, che tranne per la necessità di dover affrontare la straordinaria emergenza pandemica non hanno altri motivi per sedere allo stesso tavolo. Almeno al momento.
Intanto però ci stanno e quindi c’è da auspicare che così come sta avvenendo per il piano vaccini guidato dal generale Figliuolo, la politica accetti di stare un passo dietro e non uno ‘slogan’ avanti.
In ogni caso guardando allo stato attuale delle cose – con il turismo fermo da oltre un anno e praticamente in balia degli annunci giornalieri del ministero della salute, con il commercio e la ristorazione in piena ‘crisi di nervi’ e la grande industria che ormai ragiona solo per dinamiche internazionali guardando molto mercati globali e poco alle esigenze dei territori – non c’è dubbio che solo i 200 e passi miliardi che arriveranno dall’Europa possono offrire una occasione di rilancio. Non resta che incrociare le dita e sperare che il futuro sia migliore del presente e del recente passato.
Mario Polese
Vice Presidente Consiglio Regionale Basilicata