Sale il rischio di un nuovo conflitto armato in piena Unione Europea. Folla dispersa con lacrimogeni e granate assordanti. Decine i feriti
Scontri tra polizia kosovara e serbi nel nord del Kosovo. Dall’altro lato del Mar Adriatico sale il rischio di un nuovo conflitto armato. La tensione è iniziata con le denunce dei serbi in Kosovo del Nord che nei mesi scorsi hanno affermato di aver subito discriminazioni da parte del governo di Pristina. Denunce che sono culminate nelle dimissioni di massa dalle istituzioni kosovare dei loro rappresentanti. Da lì un crescendo di tensioni. A causa delle dimissioni, il 23 aprile scorso si sono svolte le elezioni anticipate in quattro grossi comuni del nord del Paese a maggioranza serba. Consultazioni, però, che sono state boicottate dai serbi e solo rappresentanti di etnia albanese o di altre minoranze sono stati eletti alle cariche di sindaco e nelle assemblee.
Queste elezioni sono state giudicate dai serbi illegittime e ieri si è arrivati allo scontro quando questi ultimi hanno tentato di impedire ai sindaci appena eletti di insediarsi. La polizia kosovara è intervenuta e ha cercato di disperdere la folla. Ci sono state colluttazioni con feriti, auto incendiate, colonne di blindati e uso di gas lacrimogeni e granate assordanti. Le forze di polizia kosovare, spiegano i media locali, hanno occupato con la forza gli edifici comunali di Leposavic, di Zvecan e Zubin Potok.
Il servizio telefonico è stato interrotto a Leposavic, mentre le sirene di allarme hanno suonato nel comune di Mitrovica. La polizia locale ha fatto sapere di avere incrementato il numero di agenti sul posto «per aiutare i sindaci dei comuni settentrionali di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok a esercitare il loro diritto» a insediarsi. Diversi video pubblicati sui social media mostrano, oltre alle immagini degli scontri, anche le colonne di blindati delle forze speciali kosovare muovere verso i comuni interessati.
La reazione della Serbia e internazionali
Allarmato dagli scontri, il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha messo l’esercito in stato di massima allerta e ha inviato le truppe serbe al confine con il Kosovo. Secondo diversi media, tra cui l’agenzia di stampa turca Anadolu, Vucic ha chiesto alle truppe a guida Nato di stanza in Kosovo di proteggere i serbi kosovari dalla polizia.
Una situazione che, dopo la guerra in Ucraina, rischia di portare distruzione anche nel cuore dell’Unione Europea, a pochi passi dall’Italia. «L’Ue condanna fermamente gli scontri che coinvolgono polizia e manifestanti kosovari nel nord del Kosovo, iniziati con il tentativo dei sindaci neoeletti di entrare negli edifici comunali. Deploriamo fermamente gli attacchi alle pattuglie della missione civile dell’Ue in Kosovo, Eulex» che «deve poter svolgere il proprio mandato pacificamente». La condanna arriva da Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. «Tutti – prosegue – devono intraprendere azioni per ridurre la situazione di tensione e tornare immediatamente alla calma. L’Ue non accetterà ulteriori azioni unilaterali o provocatorie e la salvaguardia della pace, e la sicurezza sul terreno dovrebbe avere la priorità».
«Come l’Ue ha costantemente affermato, le recenti elezioni suppletive nel nord del Kosovo non offrono una soluzione politica a lungo termine per i comuni coinvolti. Tale soluzione – conclude -, può essere trovata solo attraverso un vero dialogo tra tutte le principali parti interessate, tra cui il Kosovo, la Serbia e la comunità serba del Kosovo, con la mediazione dell’Ue». Condanne sono arrivate anche da Nato e Usa: «Esortiamo le istituzioni del Kosovo a smorzare immediatamente le tensioni e chiediamo a tutte le parti di risolvere la situazione attraverso il dialogo. Il contingente Nato Kfor rimane vigile e garantirà un ambiente sicuro».