Scarti di cibo e rifiuti disseminati ovunque ma nessuno fa rispettare le regole
di Raffaele Ambrosino
Via Toledo è tra le strade più frequentate e percorse dai turisti e dai napoletani, il numero dei visitatori della nostra città che transita nella vecchia «via Roma», come viene ancora chiamata da tanti, è impressionante, mai come in questo periodo anche perché è la strada che conduce al sempre più famoso «largo Maradona», in via Emanuele De Deo ai Quartieri spagnoli, meta di centinaia di migliaia di tifosi e non. Va da sé che via Toledo assurge a centro vivo della città insieme ad altre strade e piazze di Napoli.
Dovrebbe quindi essere tenuta come i salotti delle nostre case, l’attenzione per la pulizia in questa strada dovrebbe essere massima. Il proliferare di friggitorie, pizzerie, paninerie, bar e pasticcerie certamente non aiuta a tenere un accettabile decoro, le puzze intense e nauseabonde sono talvolta insopportabili, benchè sprigionate da impianti che, speriamo, dovrebbero avere le autorizzazioni previste per legge dagli organi preposti, Asl e Comune in testa.
Tra una puzza e l’altra
Le giornate a via Toledo passano quindi tra una puzza e l’altra, tra una pizza fritta, un babà e un «cuoppo» di alici e calamari, anch’essi cotti in olio bollente, attività che producono il riempimento dei pochi cestini portarifiuti che tante volte traboccano per il mancato ritiro multiplo che pure è previsto nel contratto di servizio di Asìa. Ma è alla chiusura dei negozi, dalle 20 in poi e nel giro di pochi minuti, che via Toledo si trasforma, in una distesa di mini discariche di rifiuti di ogni genere. Sono i rifiuti dei negozianti in generale, dei venditori di cibo da strada e di chissà chi altri. Rifiuti di vario genere che dovrebbero essere conferiti in modo differenziato, utilizzando le campane apposite che distano più o meno lontane dai punti stradali dove è più comodo ed agevole depositare a terra la monnezza prodotta durante il giorno di lavoro.
Uno scandalo a cielo aperto
Lo spettacolo che va in scena nelle ore serali è da primato di inciviltà, uno scandalo a cielo aperto che va avanti da sempre, uno schifo che non ci fa lasciare definitivamente alle spalle il periodo e il marchio della tremenda emergenza rifiuti, quella che fece arrivare i cumuli ai primi piani delle abitazioni. Queste mini discariche di via Toledo, ma ve ne sono anche in altre parti della città, devono aspettare le ore successive alle 20 per essere prelevate dagli addetti ai compattatori di Asìa, preposti alla raccolta ben consci di raccogliere rifiuti che dovrebbero essere conferiti in modo differenziato nelle campane dedicate. Sembra un tacito accordo tra Asìa e negozianti, tipo: «metteteli a terra, poi passiamo noi e buttiamo tutto nell’indifferenziato».

L’azienda partecipata dovrebbe invece inviare gli ispettori per identificare ogni singolo negozio che ha conferito senza utilizzare le campane della differenziata, identificazione più che facile attraverso l’analisi della tipologia dei rifiuti. In aggiunta la polizia municipale dovrebbe multare anche per il mancato rispetto del Codice della strada, che vieta e punisce espressamente all’art. 255 «chiunque, in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 192, commi 1 e 2 … abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee» con una sanzione che arriva fino a 620 euro.
In particolare l’art 255 (abbandono di rifiuti) punisce «chiunque, in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 192, commi 1 e 2 … abbandona o deposita rifiuti ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee»: è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria compresa tra 105 euro e 620 euro.
La discarica abusiva
La giurisprudenza, peraltro, sottolinea che si ha discarica abusiva «tutte le volte in cui, per effetto di una condotta ripetuta, i rifiuti vengono scaricati in una determinata area, trasformata di fatto in deposito o ricettacolo di rifiuti con tendenziale carattere di definitività, in considerazione delle quantità considerevoli degli stessi e dello spazio occupato». In questo caso, che si configurerebbe addirittura un reato di carattere penale essendo violato l’art. 256 comma 2 del decreto legislativo 152/2006.
Insomma, Asìa spa, e per essa il Comune di Napoli, l’assessorato all’ambiente in particolare, sono consapevoli che ci troviamo di fronte a quello che sembra un accordo tacito tra le parti, che tollera la formazione di cumuli di rifiuti a via Toledo riducendola a discarica tutte le sere? Perché non si inviano gli ispettori di Asìa, perché non si elevano verbali ai trasgressori?