Nel secondo anniversario della sua beatificazione l’iniziativa per realizzare un’opera d’arte dedicata al magistrato ucciso dalla mafia
di Francesca Piccolo
Oggi 9 maggio la Fondazione San Giuseppe dei Nudi di Napoli e il Centro Studi Rosario Livatino celebreranno, con una messa alle ore 17.30, il secondo anniversario della beatificazione del giovane magistrato d’Italia ucciso dalla mafia, officiata da Fra Sergio Galdi d’Aragona. Alla celebrazione seguirà la presentazione del concorso di idee bandito dalla Fondazione per la realizzazione di un’opera d’arte dedicata alla memoria del Beato Giudice Livatino.
Fu Papa Francesco il 21 dicembre 2020 ad autorizzare la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto di beatificazione, dopo un partecipato percorso di testimonianze di vita sorto già pochi anni dopo la sua barbara uccisione il 21 dicembre 1990 e portato avanti in primis dai docenti della scuola a Canicattì.
Una testimonianza di vita e di lotta alla criminalità nel segno del diritto morale e della giustizia che la Chiesa ha annoverato tra i suoi martiri quale «fedele laico Servo di Dio». Il Decreto papale definisce Rosario Livatino «consapevole dei rischi che correva» ma che continuò a esercitare il suo ministero di Magistrato con rettitudine giungendo «ad accettare la possibilità del martirio attraverso un percorso di maturazione nella fede».
La storia di Rosario Livatino
Nelle parole di Papa Francesco del 2020 si fa riferimento alla circostanza di particolare ferocia, già emersa nel processo contro gli assassini del giudice, definito con spregio dal capo della «Famiglia» mafiosa di Canicattì Giuseppe Di Caro: «santocchio», per via della sua frequentazione assidua alle attività di Azione Cattolica e alla vita parrocchiale.
De Caro, che con la famiglia Livatino abitavano nel medesimo palazzo a Caltanissetta, ammetterà davanti ai giudici che «l’agguato era stato in un primo momento pianificato addirittura dinanzi alla chiesa in cui quotidianamente egli faceva la visita al Santissimo Sacramento. In un contesto buio per il nostro Paese, palcoscenico di attentati e stragi muore «Il giudice ragazzino» come lo ricorda il film a lui dedicato del regista Alessandro Di Robilant (1994). Freddato sulla Statale Agrigento – Caltanissetta a soli 37 anni mentre si recava, senza scorta, in tribunale, per mano di quattro sicari assoldati dalla Stidda agrigentina.
Nelle parole del pentito Leonardo Messina dinanzi alla Commissione parlamentare Antimafia, ci viene consegnata la geografia dettagliata di una pagina oscura della nostra democrazia, (…) «una nuova organizzazione sorta come controffensiva a «Cosa Nostra» un’onda di non affiliati provenienti dalle frange di micro-criminalità e delinquenza nelle province di Caltanissetta, di Gela, di Ravanusa fino ad Enna «tra tutti uomini d’onore, buttati fuori che combattono Cosa Nostra (…).