di Giancarlo Tommasone
Correva l’anno 2017, era il 22 febbraio. «Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris con un decreto sindacale ha istituito un Comitato di inchiesta per conoscere e proporre strategie di contrasto e prevenzione dei fenomeni di illegalità, corruzione e criminalità della città di Napoli», questo l’incipit del decreto che istituisce il cosiddetto «Comitato dei saggi».
Molti se ne erano
dimenticati,
perché finora
non aveva
prodotto poco,
aveva prodotto niente
Del pool presieduto dal giornalista Sandro Ruotolo, vennero chiamati a fare parte un altro giornalista, Gigi Di Fiore, lo sceneggiatore Maurizio Braucci, il docente Pino Ferraro, lo storico Marcello Ravveduto e Susy Cimminiello – sorella di Gianluca, il tatuatore assassinato dalla camorra – scelta, poi dal presidente Chirico come assessore alle Politiche sociali e giovanili nella II Municipalità.
Miracolosamente, però, l’organismo ha dato segni di vita
Nella giornata di ieri, il sindaco di Napoli ha annunciato il primo rapporto del Comitato: «Le Voci di dentro». Due anni per produrre un unico rapporto appaiono tanti, anche perché, come scrive de Magistris: «Ascoltare i territori, le persone che vivono direttamente nei cosiddetti ‘quartieri difficili’ è stato il primo step del Comitato d’inchiesta sui fenomeni di illegalità, corruzione e criminalità».
Si tratta, spiega il sindaco «di un primo rapporto che proprio in virtù del lavoro svolto è stato chiamato ‘Le Voci di dentro’ perché come ha detto lo stesso Ruotolo il gruppo “non è l’ennesimo gruppo di esperti che intende dare soluzioni a questi fenomeni, ma vogliamo ascoltare i territori, capire che cosa pensa e che cosa fa chi li vive”».
Effettivamente, però, quando è stato creato, il Comitato si prefiggeva pure di proporre strategie di contrasto ai fenomeni di illegalità; si è adesso passati a un gruppo che «non intende dare soluzioni a questo fenomeno» (afferma Ruotolo).
Ma nel frattempo ascolta, partendo da Scampia e dal Rione Traiano,
e combatte per abolire lo «stereotipo delle popolazioni vittimiste»
Va bene il politichese applicato alla sociologia del riscatto arancione, ma nei fatti, che necessità c’era di creare un gruppo di lavoro che era nato, lo ribadiamo, con l’obiettivo specifico di contrasto ai fenomeni di illegalità e che poi dopo due anni ha prodotto un unico lavoro, un rapporto di ascolto, e non si prefigge di dare soluzioni? L’ascolto delle periferie e dei quartieri «cosiddetti difficili» non è compito quotidiano di ogni amministrazione comunale?
E’ mai possibile che il Comitato, durante quasi due anni, in cui Napoli è stata attraversata da fenomeni di illegalità diffusa (vedi ad esempio le baby-gang), abbia trovato solo il modo e il tempo di produrre un rapporto di ascolto, «Le Voci di dentro»? A chi giovano i segni di vita dati nelle scorse ore dal «Comitato dei saggi»? Non si sa, ma il periodo natalizio è periodo di comparsate e poi le Regionali non sono così lontane.