Le intercettazioni di un ras dell’area nord che tesse le lodi di un amico, titolare di un locale a Quarto
L’affiliato ai Polverino, Salvatore Liccardi, alias Pataniello, secondo le inchieste che hanno riguardato il clan di Marano, riesce a fare rapidamente carriera all’interno del sodalizio. Tanto che «grazie alla sua scaltrezza – annotano i magistrati – viene promosso a referente della cosca per la zona di Quarto», subentrando nel ruolo che era stato del «suo maestro» Roberto Perrone. Pataniello, dunque, diventa un personaggio di vertice della cosca, tenuto molto in considerazione dal boss Giuseppe Polverino, alias Peppe ’o barone. Nel corso di una intercettazione, Liccardi fa emergere anche i suoi rapporti con un noto ristoratore di Quarto, che sottolinea – parlando con un vecchio affiliato, tale don Peppe – «si mette a disposizione con tutti gli amici».
Attività parallele / «Il boss ha un vigneto nei
Campi Flegrei e produce anche un vino doc»
E «tutta la malavita di Napoli, da Ponticelli fino a Marano, gli vuole bene». Liccardi consiglia a don Peppe, di recarsi presso il ristorante per una «qualsivoglia occasione», anche perché il proprietario è un suo caro amico. E anche se il loro rapporto – spiega Pataniello – è maturato in ambienti diversi da quelli criminali («… è mio fratello al di fuori di questa vita qua, non è malavitoso»), il titolare del ristorante vanta ottimi rapporti con tutti i clan di Napoli e del Napoletano. Molti camorristi, afferma sempre Liccardi, sceglierebbero di organizzare presso detta struttura ricettiva, festeggiamenti e cerimonie. «Pensa, fa una cosa fuori dal normale per come si mangia là, bello, comunque bello. Ad esempio: ti porta (tutte le specie di) pesce… ma poi, tiene i cuochi di tutte le nazionalità, e tiene i soldi con la pala», afferma Liccardi. Che poi aggiunge: «Quello (il ristoratore) tiene qualcosa come 3.000 qualità di vini».