di Giancarlo Tommasone
L’aura francescana, frugale, essenziale, del presidente della Camera, Roberto Fico (quello che va in autobus a Montecitorio), si «riverbera» anche sui rimborsi, che per il 2019 fanno segnare quota zero. Non c’è un mese (da gennaio a luglio) dell’anno in corso, in cui il posillipino, considerato tra i più duri e puri del M5S, abbia versato la quota, ritagliata dallo stipendio di parlamentare e destinata ai cittadini. Ci riferiamo appunto alle restituzioni.

Come procedono? Non troppo bene. Non potendo attingere dati ufficiali da altre fonti, dobbiamo per forza di cose affidarci al portale tirendiconto.it, sul quale vengono riportate le tranche che i parlamentari pentastellati riservano (o meglio dovrebbero riservare) mensilmente a un fondo dedicato. Che fino a qualche mese fa era rappresentato da quello, cosiddetto, del microcredito.
Il comitato per le restituzioni
e il conto intestato a Di Maio,
D’Uva e Patuanelli
Dopo lo scandalo dei furbetti dei rimborsi (quelli dei bonifici fatti e poi annullati), però, si è provveduto a creare un conto, a tutti gli effetti, privato, intestato a Luigi Di Maio, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli (capigruppo, gli ultimi due, rispettivamente alla Camera e al Senato). Un comitato (presieduto da Di Maio) dove «far confluire» parte dello stipendio, che da regolamento, i grillini, pena l’espulsione, destinano alla collettività. Il versamento previsto si attesta almeno sui duemila euro al mese. Solo che, siamo alle solite: si registrano ritardi e morosità. Stylo24 si è già ampiamente occupato delle restituzioni, affrontando il discorso soprattutto a livello campano.
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(ma non per i consiglieri regionali della Campania)
La nostra testata ha rilevato come i «contributi» siano stati più o meno altalenanti, nel corso del periodo da noi considerato. Regolamento alla mano (anche se, il regolamento dei pentastellati è costantemente in fase di aggiornamento), contestammo ad alcuni portavoce, come mai, nonostante non avessero rinunciato a parte dello stipendio per sei mesi, fossero ancora nel Movimento.
Ci furono date le risposte più discordanti, rispetto a un concetto oggettivo, che poi ha (almeno ufficialmente) sancito l’allontanamento dal M5S dell’ex senatrice Serenella Fucksia: chi non paga, va fuori.
L’approfondimento / Rimborsi, l’ex deputata
Vega Colonnese deve ancora 10mila euro
Ma occupiamoci della situazione alla Camera: risultano essere in regola, avendo versato il rimborso fino a luglio scorso, solo 3 deputati su 216. Se la Camera piange, il Senato non ride: due i senatori virtuosi su 106.
Su 322 parlamentari del M5S, solo cinque
sono in regola con le restituzioni
Volendo fare un po’ di nomi, Danilo Toninelli ha versato fino a febbraio del 2019; il sottosegretario di Cardito (Napoli), Vincenzo Spadafora, fino ad aprile. E i cointestatari del conto antifurbetti? Come si comportano con le restituzioni, coloro che dovrebbero dare l’esempio e non farsi mai trovare scoperti con le quote da pagare? Francesco D’Uva ha solo un mese di ritardo; Stefano Patuanelli ha versato fino a maggio scorso. E il capo politico del M5S, Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco, come sta messo? E’ fermo a marzo. Sempre meglio di Toninelli, ma soprattutto di Fico l’austero, che quest’anno, forse preso da altre vicissitudini legate al ruolo ricoperto, di mettere mano al portafogli per destinare il «contributo» alla collettività, non ci ha pensato per niente. Chissà se le cose in materia di restituzione, per molti grillini, cambieranno, con l’avvento del Conte bis. Chissà.