Uno dei due motorini utilizzati per l’assalto di calata Capodichino era stato «mascherato», ma le telecamere di corso Secondigliano hanno subito svelato l’inganno
di Luigi Nicolosi
I balordi di calata Capodichino traditi da un errore da dilettanti. La ferocia con cui hanno picchiato e rapinato dello scooter il fattorino Giovanni Lanciano è stata punita da un dettaglio al quale avevano lavorato con estrema approssimazione e proprio quel passo falso si è tramutato nel primo indizio che ha consentito alle forze dell’ordine di mettersi sulle loro tracce. Sfogliando il decreto di fermo emesso ieri sera dal pm della Procura per i Minorenni di Napoli si scopre infatti che la targa di uno dei due scooter impiegati per il colpo era stata goffamente modificata: da EP63648 a ER63848.
Proprio quel dettaglio, inquadrato dal sistema cattura targhe di corso Secondigliano, ha permesso alla polizia di avviare l’attività di indagine. Il motorino in questione, un Honda Sh, è infatti risultato intestato a un noto pregiudicato della zona per reati contro il patrimonio. Non solo, altre registrazioni acquisite nella zona di Scampia hanno mostrato che lo scooter con la targa contraffatta in più di un’occasione si è aggirato tra le strade della periferia nord di Napoli affiancato da un secondo motorino, il quale è poi risultato intestato a uno dei minorenni coinvolto nel raid e fermato ieri mattina. Da lì alla chiusura del cerchio delle indagini il passo è stato brevissimo.
Intanto nella tarda serata di ieri sono scattate le manette anche per i due maggiorenni, entrambi ventenni, coinvolti nell’assalto di calata Capodichino. Con il loro fermo sale dunque a quota sei il numero di indagati per il raid costato lo scooter al 50enne Giovanni Lanciano. Anche in questo caso i fermati risultano avere alle spalle delle parentele piuttosto strette con alcuni esponenti di punta del clan Di Lauro di Secondigliano. I sei giovanissimi banditi sono attesi nelle prossime ore davanti al gip di competenza per la celebrazione dell’udienza di convalida.