I VERBALI ALLEGATI ALL’ULTIMA INCHIESTA SUL CLAN DEGLI SCISSIONISTI Il collaboratore di giustizia Carmine Cerrato: il padre di Mariano venne inserito a Mugnano nel settore delle estorsioni a 4mila euro al mese
di Giancarlo Tommasone
La famiglia è la famiglia, anche quando si tratta di affari, nel caso specifico, di affari criminali. E allora capita che in occasione del fidanzamento tra due rampolli di camorra, il capoclan degli Scissionisti di Secondigliano, Cesare Pagano decida di «promuovere», con relativo adeguamento di stipendio, il consuocero. E’ quanto emerge dall’ultima inchiesta sul cartello camorristico Amato-Pagano, organizzazione criminale attiva soprattutto in due comuni dell’area nord di Napoli, Melito e Mugnano (31, in totale, le misure di custodia cautelare eseguite all’alba di martedì scorso).
Allegate agli atti dell’ordinanza a firma del gip Saverio Vertuccio, ci sono le dichiarazioni di un folto stuolo di collaboratori di giustizia. A raccontare l’episodio dello «scatto» seguito al fidanzamento, è il pentito Carmine Cerrato (classe 1971). Quest’ultimo è stato per anni al servizio della potente cosca, per la quale si occupava anche di estorsioni.
I retroscena dell’inchiesta /
L’accusa: il sindaco sfiduciato
dal clan Amato-Pagano
Relativamente a questo ramo, fa mettere a verbale: «Tutti i soldi provento delle estorsioni, erano solo della famiglia Amato-Pagano; in concreto era un conteggio diverso da quello della cocaina. Su questo conteggio(quello del pizzo, ndr) venivano pagati gli estorsori e gli appoggi, ossia le case in cui facevamo i conti, tenevamo le armi e le auto, sia per Melito che per Mugnano». «Cesare (Pagano) – continua il pentito – era generoso, perché oltre a dare lo stipendio agli estorsori, faceva loro anche dei regali».
E poi Cerrato parla di quanto avvenne dopo il fidanzamento tra la figlia di Cesare Pagano e Mariano Riccio (futuro capo del sodalizio criminale). «Dopo che Mariano Riccio si fidanzò con la figlia di Pagano, il padre di Mariano venne inserito a Mugnano nel settore delle estorsioni, per ordine di Cesare e percepiva uno stipendio di quattromila euro al mese», dichiara il collaboratore di giustizia.
L’aumento di stipendio
Di un ritocco in «busta paga», con un aumento di stipendio del 50%, il padre di Mariano usufruisce quando Cesare Pagano viene arrestato, e il clan è sotto la reggenza di Riccio. «Dopo l’arresto di Cesare, su ordine di Mariano, il padre di quest’ultimo percepiva uno stipendio di seimila euro al mese», precisa il pentito.