I più importanti fatti di attualità commentati per Stylo24 da Giulio Di Donato
di Giulio Di Donato
Dovrebbe rassicurarci il fatto che sul figlio di Grillo ed i suoi amici, accusati di stupro, la magistratura di Tempio Pausania si muova con prudenza e meticolosità. Dovrebbe rassicurarci anche la circostanza che niente è trapelato nel corso delle indagini ormai in corso da quasi un anno. L’altra cosa che fa piacere è che in questo caso il circo mediatico ha scelto di sorvolare: non un pezzo di colore, non un talk show, non un fiato. Stampa e Tv, civilissime e rispettose della privacy, neppure per un attimo hanno pensato di dare in pasto alla pubblica opinione i quattro ragazzi come i rampolli di un mondo dorato, ricco e spensierato, fatto di ville e barche milionarie, di notti brave e festini a base di alcol e….
Ben fatto. Raro esempio di informazione, né infoiata dal pettegolezzo pruriginoso né di parte. Timori reverenziali verso il grillismo o addirittura verso l’«Elevato»? No. Così ci si comporta in un Paese civile . . .
E Renzi? Sembra che sia perseguitato dalla Procura di Firenze e dal Fatto, lui e la sua famiglia. Ma è una leggenda metropolitana. La Procura, nel cercare di sapere se una Fondazione ed un partito sono la stessa cosa, fa solo il suo lavoro, ci mancherebbe. Cosa è un partito e cosa non lo è. Aspettiamo di saperlo dal processo ed anche di conoscere il confine tra fondazione e partito politico. Intanto, a scanso di equivoci, nel senso che tante volte stai a vedere che il lavoro della Procura viene annullato da un giudice di manica larga, Il Fatto decide di pubblicare quanti euro Renzi ha sul suo conto in banca. Violazione della privacy? E vabbè che vuoi che sia, le carte sono arrivate da fonte certissima e non si potevano cestinare. Dunque Renzi, politica/affari/soldi, tutto legittimo, ma . . . ne esce un po’ sputt . . . E quindi, se pure se la cavasse nel penale resterebbe «mascariato» nel morale. Anche qui però, attenzione, la politica non c’entra nulla.
Salvini è atteso a Palermo lunedì prossimo per il processo Open arms. Un processo politico? Ma via, quando mai. L’Italia avrà tutti i difetti ma una magistratura politicizzata, proprio no. A Palermo Salvini sarà processato perché ha bloccato i migranti contro o senza il parere del Governo. A Palermo Conte e i ministri di allora saranno chiamati a testimoniare. Dovranno dire se approvavano o meno. Conte, che ai tempi era Capo del Governo, ha detto alla Camera che lui, la decisione di Salvini, la «disapprovava». Quindi avrebbe dovuta fermarla, impedendo il reato, se di reato si trattava. Un caso di concorso in omissione per non averlo impedito? Certo, se alla fine nel processo insieme a Salvini ci trovassimo Conte, ci sarebbe da ridere. Ma non accadrà, ne siamo certi. Per ora ciò che conta è la gogna mediatica per il capo leghista.
Ps: A Brescia sono indagati due importantissimi pm milanesi, poiché, secondo il giudice, nell’ultimo processo Eni, trascurarono di depositare degli atti favorevoli agli imputati, nonostante le sollecitazioni di un loro collega. Se fosse vero sarebbe gravissimo perché la legge dice che il pm è obbligato a cercare anche le prove a favore dell’indagato. E, sempre secondo il giudice di Brescia, nello stesso processo, alcuni testimoni esibirono come prove di accusa, chat palesemente false. I pm avrebbero dovuto controllare. Un caso di distrazione. I due pm «tartassati» sono magistrati di rango e in loro difesa si sono già mossi con una lettera colleghi francesi, brasiliani e di altri Paesi preoccupati di un calo di tensione nella lotta alla corruzione in Italia. Perciò, vedrete, tutto si concluderà in un nulla di fatto.