Comune di Napoli, la denuncia del M5S: nel documento riportata la somma sbagliata, presentato esposto alla Procura della Corte dei Conti
Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, al Comune di Napoli, ha presentato un esposto alla Procura della Corte dei Conti, «affinché possa adottare i provvedimenti più opportuni nei confronti dei responsabili, e dia indicazioni per rettificare e precisare le condizioni di bilancio dell’Ente», sottolineano in una nota, i consiglieri Matteo Brambilla e Marta Matano.
La vicenda è relativa al Rendiconto 2019. «Per un Comune, le deliberazioni su bilancio e rendiconto, sono gli atti più importanti poiché determinano la possibilità di stanziare fondi per risolvere i tantissimi problemi dei cittadini – denunciano i pentastellati -. Ciò presuppone il saper gestire le risorse a disposizione e, soprattutto, saper fare di conto. Ma, al Comune di Napoli, così non è. Difatti la delibera di Consiglio comunale n. 13 del 4 agosto del 2020, con la quale si è approvato il Rendiconto 2019, contiene degli errori».
«Già in sede di discussione evidenziammo delle inesattezze e proponemmo un emendamento tecnico, per correggere una palese svista nella indicazione di un debito del Comune nei confronti della Sapna – continua la nota – Ma, non contenti, abbiamo continuato a studiare quell’atto, e ci siamo accorti che, uno dei parametri di deficitarietà (quelli che servono a capire la “salute” finanziaria di un ente) era sbagliato. Difatti, alla voce “debiti da rimborsare” riportava la cifra di 70.490.843,42 euro invece di quella, corretta, di 251.990.843,42».
«Ancora una volta, questa Amministrazione, non è in grado di predisporre atti finanziari puntuali che facciano comprendere le reali condizioni delle casse comunali. Né gli organi di controllo, segretario generale, ragioniere generale, revisori dei conti, sembrano essere capaci di porre un freno a tanta inadeguatezza, travolti anch’essi dal marasma gestionale di questo sindaco e di questa Giunta. Purtroppo, quando i conti non tornano, è la città a farne le spese», concludono Brambilla e Matano.