La porta si apre bruscamente e Federico quasi capitombola in scena spinto dal dottore e da Veronica che entrano dietro di lui.
Federico (molto stile): Domando scusa ma sono stato spinto
Il dottore e Veronica (intonano cantando): A cena, a cena, a cena!
Veronica: Federico, non avete nulla da dire?
Federico: Il pranzo è servito!
Mentre tutti ridono divertiti, entra un signore sconosciuto, ansante e con gli abiti in disordine, ma con aria da trionfatore. Silenzio improvviso. Tutti lo guardano.
Antonio: Dupaillon!
Dupaillon (rantolando ma felice): Ce l’ho fatta! Avevo giurato di arrivare e ci sono riuscito!
Maddalena (accasciata): Dupaillon!!! (con le braccia aperte e guardando verso il cielo) Tredici!
Passo tratto da «Tredici a tavola», commedia in tre atti di Marc Gilbert Sauvajon
Sono le battute finali di una fortunatissima commedia francese che narra di Antonio e Maddalena che preparano la cena della vigilia di Natale per i loro invitati. La superstiziosa Maddalena si rende conto che alla cena i presenti saranno tredici e fa di tutto pur di modificare il numero dei partecipanti. Sembra che ci sia riuscita ma ecco che, a rovinare tutto, compare sull’uscio del loro appartamento l’insospettato Monsieur Dupaillon. Dupaillon non esiste nella piece, se non in questa scena finale. Nessuno sospetta che possa esserci, tanto meno che possa essere decisivo nel creare i presupposti del colpo di scena ultimo della trama. Eppure si palesa, rantolante ma felice, ricordando a tutti il suo giuramento e il conseguimento da parte sua dell’obiettivo prefisso. Maddalena, vinta, non può che accettare la sconfitta, e ricordare a se stessa e a tutti che non c’è più nulla da fare. A tavola non saranno quattordici né tanto meno dodici. Purtroppo per lei, saranno:”Tredici!”.

Il Monsieur Dupaillon del campionato di calcio italiano 2017-2018 ha un nome ed un cognome meravigliosamente musicali per le nostre orecchie azzurre: Pepe Reina. In quel di Dimaro, o in qualche altro leggendario luogo, immaginiamo il Nostro, maestro indiscusso degli orchestrali azzurri, farsi promotore del Patto dello Spogliatoio. Lo immaginiamo prendere la parola e con facilità ottenere l’attenzione. Cosa vuoi che siano una ventina di giovani calciatori per uno che a casa, in collaborazione con la sua meravigliosa Yolanda è abituato a gestire cinque giovanissimi e scatenati pargoli?

E mi permetto di dire meravigliosa Yolanda perché, citando Troisi (applausi per sempre a Massimo), noi tifosi amiamo e adoriamo fortissimamente anche le mogli dei calciatori. Esse sono necessarie ai ragazzi almeno quanto il nostro amore, non stressandoli con problemi che non riguardino strettamente il risultato della partita successiva, non affaticandoli mai con inutili commissioni, facendo in modo di farli uscire di casa solo per vedere il Comandante che a sua volta, in armonioso contatto con loro, si assicurerà che siano rincasati al massimo un quarto d’ora dopo la fine dell’allenamento, tangenziale di Napoli permettendo.

Immaginiamo Pepe guardare negli occhi Ciro Mertens e convincerlo che sarebbe stato in grado di fare sì che il 20 maggio 2018 nessuno avrebbe avuto più pensieri per il traditore, perché ….( parole di Pepe)…”Tu, Dries, non sei il suo sostituto…Tu, Dries, sei più forte di quello lì. E lo sei con la gioia negli occhi. Quella gioia che quello non avrà mai nei suoi occhi tradenti. Tu sei Ciro!”. Immaginiamo Pepe guardare negli occhi Marek, che gli sorride compiaciuto. Non hanno nulla da dirsi, loro. Pepe parla, Marek fa. E fa con la più grande delle invenzioni per i leader silenziosi: l’esempio.

Come si dice? Il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene…e se lo fa il capitano… Marek ha la nostra fiducia totale ed incondizionata. Noi sappiamo che, se lui acquista delle Ferrari, è solo e soltanto perché non può fare tardi all’allenamento.

Immaginiamo Pepe guardare negli occhi Elseid Hysaj e dirgli che é arrivato il momento di non avere paura. Immaginiamo Elseid rispondere che suo padre ha fatto per tre volte il viaggio della speranza nelle acque terribili del Mediterraneo per far sì che i propri figli avessero una vita migliore, per cui la paura è un concetto altro dall’affrontare e provare a battere una squadra fortissima come la Juventus. Immaginiamo Pepe guardare José Maria Callejon e Allan di cui non conosciamo il nome ma cosa importa?….Allan basta e avanza e esalta per ruggire dagli spalti ogni volta che lui eroico sradica palloni dagli avversari inermi…AllanAllanAllanAllanAllaAllanAllan….. Immaginiamo Pepe guardare negli occhi questi due e dire beckettianamente “Andiamo” perché l’Attesa finirà’. Immaginiamo loro rispondergli visionari:”Andiamo. Godot arrivera”. Immaginiamo Pepe guardare negli occhi di ognuno degli azzurri ricordando a tutti che non esistono protagonisti, riserve terzi e quarti portieri, esistono ed esisteranno solo titolari: i titolari di un sogno da inseguire con ogni particella del proprio fisico, della propria testa,del proprio cuore. Il Patto.

Immaginiamo poi Pepe Reina chiosare, novello Dupaillon: “Io ci sarò. In quelle rarissime occasioni in cui voi, terrificanti dittatori della sfera, per qualche piccolo attimo di contesa, non avrete tra i piedi il pallone, io ci sarò!” . Pepe è uomo di parola. C’è stato col Bologna andata e ritorno, c’è stato a Roma con Dzeko, c’è stato a Bergamo contro Cristante, c’è stato a Cagliari contro Ahn. Ci sarà ancora, tacendo poi di quanto sia fondamentale con i piedi nel consentire lo snodo fatato del palleggio della squadra che senza di lui, a Verona sponda Chievo, guarda caso non era altrettanto fatato.
Pepe ci sarà, come promesso, trionfante Dupaillon. Maddalena, padrona di casa, è la Juventus. Essa, speriamo, non potrà dire “sette” come avrebbe voluto per festeggiare l’arrivo del settimo scudetto consecutivo, ma vinta si accascerà sulla sedia e dirà: “Ancora sei!”.
Azzurramente, Peppe Miale
Le altre puntate di Palcoscenico Azzurro: Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque, Sei