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Trattativa Stato-Nco, Napoli «consegnata» ai killer di Cutolo

di Redazione
20 Ottobre 2018
in La storia della camorra
Tempo di lettura: 2 minuti
Il boss della Nco Raffaele Cutolo

Il boss della Nco Raffaele Cutolo

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di Giancarlo Tommasone

Gli approcci tra Nco e Br, sono tutt’altro che positivi e lasciano spazio a molti dubbi circa la possibilità di poter imbastire una trattativa per la liberazione dell’assessore Ciro Cirillo.
Le iniziali proposte di Raffaele Cutolo erano, infatti, state respinte dalle Brigate Rosse ma successivamente le difficoltà vennero via via superate.
Analogo il risultato prodotto dai sondaggi effettuati nei penitenziari di Palmi e di Nuoro, dove si trovavano reclusi i detenuti politici ritenuti «uomini chiave» per la riuscita dell’operazione.
«Da tutte le deposizioni rese da ex brigatisti – riporta una relazione della Commissione parlamentare antimafia – emerge una convinzione comune, diffusa nelle loro file: che la Democrazia cristiana si era attivata, attraverso Cutolo, per trattare con le Br, e che era pronta a fare concessioni».

Per tale motivo, è annotato ancora nel documento, alla credibilità del boss di Ottaviano, contribuisce, nei primi giorni di giugno del 1981, l’attenuazione dei controlli di polizia nella città di Napoli.

Detti controlli avevano tenuto a freno, per più di un mese,
le attività delittuose sul territorio partenopeo.

Giusto per snocciolare un po’ di numeri, dal 27 aprile del 1981 (data del rapimento di Cirillo) fino ai primi di giugno, si erano avuti soltanto quattro omicidi. Ciò, soprattutto in virtù del fatto, che erano affluite a Napoli «ingenti forze di polizia ed i controlli avevano fatto sensibilmente scemare la capacità operativa dei camorristi e di ogni altra forma di delinquenza sul territorio».

Poi le cose cambiano, mutano proprio dopo
l’inizio fattivo delle trattative per la liberazione di Cirillo.

Il 5 giugno esplode nuovamente la violenza: sono sei gli omicidi che si contano nel giro di 24 ore. Durante il mese di giugno saranno, in totale, 29 e a luglio arriveranno a 39. Quanto si verifica a Napoli, vale a dire il sensibile mutamento di clima, relativo all’escalation di violenza, genera grande scalpore in città.
«Il sindaco – è riportato nella relazione della Commissione antimafia – giunge a chiedere l’allontanamento del questore, che viene sostituito il 18 luglio, sei giorni prima della liberazione di Cirillo, quando oramai la trattativa era conclusa».
Le prime richieste di Cutolo avrebbero mirato ad allentare la morsa repressiva da parte dello Stato, e secondo pure quanto «ha dichiarato Giuliano Granata, bisogna riconoscere che le richieste sembrerebbero accolte. L’improvvisa recrudescenza dei delitti indica che tutte le attività criminali hanno incontrato una minore capacità di prevenzione e di contrasto».
Di tale allentamento dei controlli approfittano anche i brigatisti che il sei giugno 1981, in pieno giorno, sequestrano il professor Umberto Siola, preside della facoltà di Architettura dell’Università di Napoli, consigliere comunale del Pci e assessore all’Edilizia del Comune partenopeo.
A guidare il commando, è scritto nella relazione della Commissione antimafia «il capo brigatista Giovanni Senzani. Quest’ultimo conduce Siola in macchina, in una zona centrale della città. Là lo interroga e là avviene la sua gambizzazione. L’azione – è sottolineato – è una impressionante prova di forza e di sicurezza».

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