di Giancarlo Tommasone
«Se avevo qualcosa contro Barra, non appena ha cominciato a parlare, gli avrei fatto uccidere i parenti. Ma i parenti di Barra sono tutti vivi e vegeti», a parlare è Raffaele Cutolo, capo della Nco. Tra i tanti delitti di cui, ‘o animale, l’ex santista diventato collaboratore di giustizia, lo accusa di essere mandante, c’è anche quello di Antonino Cuomo, capozona di Castellammare di Stabia per la Nuova camorra organizzata.
Il 20 dicembre del 1989 il «professore» depone in aula,
si difende dalle accuse davanti al presidente della Corte.
«Per Barra sarei stato anche il mandante per l’uccisione di Vincenzo Casillo e di Francis Turatello», dichiara Cutolo. In particolare, spiega il boss della Nco, «una delle prove a mio carico, per l’omicidio di Cuomo sarebbe una poesia che ho scritto. Ma una poesia l’ho scritta anche dopo la morte di Vincenzo Casillo, e io sono uscito assolto dal processo Casillo».
Il padrino fa riferimento a dei versi che scrive dopo la morte del Maranghiello e della moglie di questi, Carla Campi, versi che hanno costituito elemento di prova per la sua condanna il primo grado.
Durante l’udienza la discussione si focalizza su Barra
e sull’omicidio di Francis Turatello.
«Ho mandato dei telegrammi a Barra, per avvisarlo di non invischiarsi nel caso Turatello – dice Cutolo – Ho mandato persino Casillo ad avvisarlo, ma lui niente, e adesso mi accusa di essere il mandante di quel delitto». A questo punto, il boss parla di don Masino Buscetta. «Signor presidente, tra un po’ ci sarà il processo in Appello per l’omicidio Turatello e, senza fare il buffone, io credo che andrà tutto bene. C’è Tommaso Buscetta, un pentito serio rispetto a quelli ‘nostrani’, un pentito importante, anche se si muove per vendetta. E Buscetta ha detto che vuole testimoniare al processo Turatello per dire che non è stato Cutolo (a far ammazzare ‘faccia d’angelo’). Turatello è stato ucciso perché era figlioccio proprio di Buscetta e supportava economicamente quest’ultimo e sua moglie».
In effetti, secondo don Masino, Turatello
sarebbe stato ucciso su ordine di Luciano Liggio.
Ciò sarebbe accaduto semplicemente perché Liggio detestava la superbia, il carattere di ‘faccia d’angelo’. Buscetta riferì pure che in un’occasione Turatello aveva schiaffeggiato un uomo d’onore, anche se non fu per questo episodio che se ne decretò la morte. Avvenuta proprio per mano di Pasquale Barra, nel carcere di Badu ‘e Carros.