Alba di manette al rione Traiano, 29 arresti nella cosca della “99”: l’inchiesta svela l’accordo con i nuovi narcos di Pianura e i “colonnelli” di Fuorigrotta
Armi da guerra e spaccio di droga h24, nonostante i numerosi arresti incassati nel corso degli ultimi anni, il clan Sorianiello del rione Traiano continuava ancora a tenere banco. All’alba di oggi, 18 settembre, l’agguerrita cosca con base in via Catone, nella cosiddetta “99”, ha però subito un nuovo durissimo colpo. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno infatti dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 29 indagati (di cui 13 già detenuti, uno deceduto per cause naturali prima dell’esecuzione delle misure) poiché gravemente indiziati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco, tutti aggravati dalle finalità di agevolazione del clan Sorianiello.
Il provvedimento, emesso a seguito di un’articolata attività d’indagine coordinata dalla Dda di Napoli e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo dal 2019 al 2021, ha documentato l’appartenenza degli indagati al clan Sorianiello, operante nel rione Traiano di Napoli, rientrante nella sfera di influenza del cartello criminale denominato Alleanza di Secondigliano; il controllo da parte del clan delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti attive all’interno del cosiddetto “parco della 99” via Catone 54; la forza di intimidazione del clan nel controllo del territorio anche attraverso la contrapposizione armata con clan rivali; numerosi episodi estorsivi nella gestione delle attività illecite; la disponibilità da parte del clan di numerose armi da fuoco. L’inchiesta nel corso del tempo ha anche consentito di identificare e trarre in arresto mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Desmond Oviamwonyi e del ferimento di Morris Idahosa, maturati nel maggio del 2020 nell’ambito del medesimo contesto camorristico; sequestrare 15 chili di sostanza stupefacente di vario tipo riconducibile al clan; rinvenire e sequestrare 24 pistole, 14 fucili da guerra, n. 670 munizioni di vario calibro, silenziatori e giubbetti antiproiettile tutti riconducibili al clan.
Sfogliando l’elenco degli indagati spiccano senz’altro i nomi del boss Alfredo Sorianiello “’o biondo” e del fedelissimo Giuseppe Mazzaccaro, a lungo inquadrato come il reggente della cosca. Sarebbero stati loro, insieme a Simone Sorianiello, a tenere le redini dell’organizzazione dal 2018 ad oggi. L’inchiesta ha poi svelato una fitta rete di alleanze con altri malavitosi della periferia ovest di Napoli, in particolare con il quartiere Fuorigrotta, dove Gennaro Volpe, nipote del defunto ras Antonio Volpe, sarebbe diventato uno dei principali referenti della “99”. Volpe avrebbe in particolare avuto il delicato incarico di gestire le casse del clan sotto le direttive dei tre capi e e promotori. Al clan vengono poi contestati dalla Procura decine di episodi di spaccio di droga: la vendita avveniva sempre all’interno della piazza di spaccio di via Catone 54 e vedeva i pusher del clan impegnati a cedere sostanze di ogni tipo: dalla cocaina all’hashish, dalla marijuana al crack. La Dda ha poi ricostruito due episodi estorsivi, uno dei quali avrebbe frutto alla cosca ben 25mila euro: una tangente imposta dai Sorianiello a una donna della zona che si era resa a sua volta protagonista di un crimine, una truffa ai danni di un istituto bancario.