Un’intercettazione svela la gestione monopolistica degli alloggi da parte del ras: «Ma io non levo le case da sotto i tetti dei bambini!»
di Luigi Nicolosi
Non soltanto agguati, vendette trasversali e fiumi di droga smerciati a tutte le ore del giorno. All’ombra dell’ultima faida di Pianura sembra esserci anche un altro, prolifico business: il gestione monopolistica degli alloggi di edilizia popolare. Un affare dal valore di decine di migliaia di euro al mese, di cui il ras Antonio Calone sarebbe stato l’indiscusso regista: «Qua nessuno vende una casa se non lo vengo a sapere io in questo parco. Il primo che si vende la casa che non lo vengo a sapere io lo sanno già… ’o Pirozzi lo cacciai, perciò no…», affermava il boss il 28 febbraio dello scorso anno, ignaro di essere da tempo sotto intercettazione.
La circostanza emerge tra le pieghe del provvedimento cautelare che a metà luglio ha portato all’azzeramento, o quasi, del cartello mafioso capeggiato dalle famiglie Esposito, Marsicano e Calone: il clan che avrebbe di fatto ereditato il potere criminale dei Mele e di cui Antonio Calone è ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco. L’episodio in questione vede protagonista proprio il ras, che propone a due soggetti in fase di identificazione di affidargli un’abitazione in un sottoscala, arredata con mobilio e telecamere, per fargli svolgere il ruolo di vedetta.
Il boss Calone non sapeva che la polizia era già sulle sue tracce e stava registrando ogni passaggio del dialogo: «Sei fortunato, sai perché sei fortunato? Qua nessuno vende una casa se non lo vengo a sapere io in questo parco. Il primo che si vende la casa che non lo vengo a sapere io lo sanno già… ’o Pirozzi lo cacciai, perciò no…». Il ras di via Napoli aggiunge quindi: «Perciò, no… qua dentro a Pianura le case… bello e buono occuparono una casa dentro al palazzo di Marfella… ti prendi le case senza dirmi niente a me? Allora dammi le case e vattene da qua!».
E ancora: «Sono Antonio ’o Calone! Sono Antonio Calone e ti voglio bene, sai che significa che ti voglio bene? Che ti stimo! Non le levo le case da sotto i tetti dei bambini, glieli metto! Perché sono un uomo! Però adesso voglio fare una cosa, mo’ ci prendiamo tutto lastrico e facciamo quattro case, a Rossella, Anna, Peppe e Antonio». L’interlocutore avanza quindi un dubbio: «Ma non è contro la legge questo?». Secca la replice del boss: «Ma tu lo sai io già sono proprietario della casa di Antonio Trito! Il Comune sono io frat’a me! Già tengo tutte cose, il Comune sono io, ma tu lo sai che tengo io?». E infine: «Io non ho bisogno di niente, non ho bisogno di nessuno… devi ringraziare solo… tengo le case chiuse, tengo le scatole di mazzi di chiavi che a volte non mi ricordo manco qual è questa…».